Cronache dal centro Tupo Pamoja:
è trascorsa la prima settimana di attività del centro Tupo Pamoja, il week end ci trova esausti ma soddisfatti.
Se avessimo dovuto basare il futuro del progetto sulle impressioni del primo giorno avremmo messo in vendita l’immobile e i pupazzi e saremmo scappati molto lontano. Possiamo riassumere l’apertura così: una valle di lacrime.
I bambini sono arrivati assonnati e lucidi di bagnetto accompagnati da madri, padri, fratelli o sorelle vari e fin qui nessun problema, già al momento di entrare però si potevano notare piccoli recalcitranti e faccette pronte al pianto. Al varcare la soglia si è scatenato l’inferno. Urla disperate, pianti a dirotto, crisi isteriche e addirittura una vomitata. Alcune madri per rendere meno doloroso il distacco hanno deciso di tagliare di netto ogni contatto visivo infilando la porta a cento km orari e scomparendo fra alberi e mais lasciandoci al vano tentativo di calmare il pargolo scioccato. Ad esempio la mamma del piccolo Christian ha attuato una strategia che siamo sicuri aveva pianificato attentamente: ha iniziato a giocare con il piccolo a tirarsi la palla, dopo poco ha lanciato la palla un po’ più lontano, il bimbo si è lanciato all’inseguimento e quando si è voltato per continuare il gioco Mama era sparita, puff, volatilizzata. Naturalmente le urla e gli ultrasuoni che ha emesso dopo qualche secondo di smarrimento ci hanno fatto accapponare la pelle.
La mattinata è passata nel tentativo di calmare, consolare e dissuadere dall’evasione i nostri tristissimi ospiti. I pianti erano chiaramente udibili fino a casa Tulime. Tutti i volontari, me, Eunice e Crenaika e qualche mamma che ha avuto pietà di noi non bastavano a riportare la calma, al punto che anche mama Novetha ha abbandonato le sue faccende per convincere i piccoletti a rilassarsi, nel frattempo alcuni avevano iniziato a dare sfogo alla frustrazione causata dall’abbandono massacrando i pupazzi gonfiabili.
Alle 12.30 con estremo sollievo di tutti, i genitori sono tornati a prendere i loro cuccioli, noi abbiamo indetto una riunione straordinaria per decidere se varcare un confine a caso e darci alla macchia oppure riaprire anche il giorno dopo. Sul campo di battaglia, vittima innocente e muto testimone del delirio mattutino, un delfino gonfiabile.
Dal secondo giorno invece i bimbi sono arrivati più tranquilli, alcune madri, compresa quella di Christian, hanno optato per rimanere al centro e abituarli gradualmente al distacco, tecnica che si è rivelata molto più produttiva della fuga a perdifiato.
Dal terzo giorno poi finalmente il centro è diventato il posto che avevamo immaginato e desiderato. Abbiamo iniziato a conoscere meglio i bimbi, a divertirci con loro e trovare attività e giochi da fare insieme, coinvolgendo anche i più piccini. Le loro prodezze hanno riempito i nostri discorsi a tavola facendoci spesso ridere fino alle lacrime.
Ma poi questi esigentissimi fruitori della ludoteca chi sono? Con le parole di Simona, Antinisca e Venera proviamo a presentarvene qualcuno.
Stefania
DOLY
Doly è una bambina piccolissima, guance paffute, sguardo vivace e voce squillante. Prima di vederla si sente: “Mama, mama, mama….” così come un 45 giri in loop. Doly in ludoteca ha le sue abitudini. Non appena arrivata si siede a terra e ti comanda di levarle le scarpe “mama, mama” e indica i piedini, non appena finito si alza aiutandosi con le manine, quasi stesse per fare una capriola e a passo svelto da paperella corre a prendere il primo pupazzo che le capita a tiro. Doly ama portare il suo katoto come sua madre porta lei: riposto sulla schiena e avvolto da una fascia. Suo figlio, come lo chiama lei, la segue per tutto il territorio della ludoteca, mentre corre, gioca, fa la merenda… Doly, ovviamente, nonostante il suo anno e mezzo si pensa come una donna vissuta e perciò cerca sempre di tenere tutto e tutti sotto il suo controllo e nel caso si sbagli qualcosa lei è sempre pronta al rimprovero, non risparmiando nessuno. Doly ama mangiare ogni cosa che trova: gessetti, uji, biscotti degli altri bambini, banane e sabbia. Lei mangia ed è felice. Del resto da una bambina con le guanciotte così, che ci si può aspettare?
Simona
LEVIS
“Mimi naitwa Levis!”, mi chiamo Levis. Così ci rimprovera ogni volta che storpiamo il suo nome in Davis, o Navis, sgranando i grandi occhi neri. Maglietta gialla e immancabile felpa a righe verdi e nere, con cappuccio rigorosamente calato sulla testa e sguardo timido. Chiaramente, timido solo durante il primo giorno al centro e forse i primi minuti dei giorni successivi. Preciso come un orologio svizzero, ogni giorno ci chiede con la sua vocina squillante, di andare in bagno almeno tre volte, di bere acqua, di potersi rimettere le scarpe, di giocare con la palla, di andare fuori: ci sorprende subito con le parole ben scandite e le frasi precise ed educate. E’ il primo a catapultarsi sulla palla alla mattina, seguito da Alexi, Matthew, Jafari e gli altri suoi nuovi amici di Tupo Pamoja. Levis è socievole con tutti, magari un poco poco dispettoso se la sua preziosa palla non è a disposizione: indimenticabile il faccino della malcapitata Lulu quando se l’è vista portar via con grande maestria dal calciatore furbetto. Seguendo Dolkas e Flora, si fa mettere anche lui un pupazzo sulla schiena, legato con la stoffa, dimostrandosi un ottimo fratello maggiore; poco dopo si entusiasma andando a caccia di insetti tra l’erba alta del giardino…sicuramente è pronto ad affrontare ogni tipo di sfida!
Antinisca
ADVENTINA
Occhietti piccoli, scuri ma estremamente curiosi, una lingua lunghissima (che un po’ ricorda me da piccola) e quella vivacità irrefrenabile tipica di chi non ha tempo da perdere perché il “nuovo” da conoscere ed imparare è troppo ma splendido: il suo nome è Adventina, la chiacchierona. Il primo giorno, appena arrivata a Tupo Pamoja, ha versato due lacrime, giusto il necessario, prima di mostrarci il suo sorriso mille carati e lanciarsi verso un nuovo spazio e dei nuovi amici…ma solo dopo aver ripreso le sue scarpe. Parla molto con tutti – anche se il suo preferito resta sempre Matthew, l’ingegnere – e i suoi discorsi nascondono un’infinita curiosità e una gran voglia di esprimersi, con una proprietà di linguaggio assolutamente inusuale per una bimba della sua età. Le piace molto cantare e spesso non si tratta di canzoni vere e proprie, ma di “discorsi cantati” con cui delizia il suo uditorio: noi, i suoi nuovi compagni e i peluches che si porta dietro come fossero fratelli da accudire. Quando i suoi lunghi discorsi sono rivolti a me, non sempre riesco a comprenderla. Lei non si scoraggia, mi sorride, tira fuori la linguaccia e riprende da dove si era interrotta, con lo stesso entusiasmo con cui aveva cominciato a raccontarmi di sé. Chiama me, Anti, Giova e Simo kaka: fratello. Sin dal primo giorno, nonostante le presentazioni (sono riuscita a strapparle un divertentissimo Weva – Venera) ha deciso di attribuirci questo appellativo, e in questo modo attira le nostre attenzioni regalandoci dentini drittissimi, discorsi incomprensibili, canzoni sussurrate, vestitini ricoperti di uji e quella tenera buffonaggine che la contraddistingue.
Venera
E’ passata solo una settimana da quando abbiamo aperto il centro e i nostri bimbi sono tutti grande fonte di sorpresa, scoperta, stimoli ed allegria!
complimenti per il lavoro che fate
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Grazie…veramente ne siamo molto orgogliosi. Il centro consente a tanti bambini di non trascorrere le ore più calde nei campi con le mamme che devono occuparsi della coltivazione.
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continuate così …..bravi
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Che dire.
I bimbi sono meravigliosi, ma voi siete il mondo intero.
❤
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grazie di cuore…
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