Fermarsi un attimo, prima di avere completato l’opera, sul confine di un lavoro ben fatto e quasi terminato.
Riconsiderare tutti i passi che mi hanno portato a questo e indugiare ancora un poco prima di percorrere gli ultimi.
Le mani secche e indurite per tutti i tutori piantati, un graffio sul torace per una canna che si è spezzata improvvisamente mentre la infiggevo al suolo, i capelli pieni di mignole che cadono dall’ulivo, dentro, una sottile incredulità per così tanti profumi, così tanta meraviglia.
Guardare ancora un attimo indietro per ricordare le varie tappe del percorso e per celebrare il piacere di un lavoro quasi compiuto.
Poi piantare gli ultimi tutori, tergersi la fronte dal sudore con il dorso della mano, sollevare lo sguardo verso il sole per capire che ora si è fatta.
E passare ad altro.
WOW , sei veramente un lavoratore della terra, e soprattutto si nota un vero piacere nel coltivare, una delizia nel raccontare.
Ciao e buona giornata!
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solo prestato alla terra…ad un piccolo pezzo di terra per altro. Ma mi piace e quando posso mi dedico ad essa. Le parole poi sono capaci di dire più di quando non ci sia nella realtà.
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Che meraviglia il tuo orto!
E il cartello!
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al cartello ne corrisponde naturalmente un altro in un’altra zona…in quello c’è scritto “Il Giardino di Cesare” (par conditio)
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