Stefania mi scrive ancora, ci scrive ancora. Lei è in prima linea, è interfaccia diretta e vuole “cantare” per noi il canto per il quale ognuno di noi, ognuna delle persone che lavora nella mia associazione, produce alcune note, con il rischio a volte che ci sfugga l’intera melodia.

Quella che segue è proprio questa melodia.Tendo a preferire i volti femminili nei miei racconti di vita tanzaniana ma questa volta devo proprio parlare di un uomo.

Il 14 febbraio anche in Tanzania è San Valentino. In questa data è stata scritta una delle dichiarazioni d’amore più belle che Tulime potesse ricevere, anzi una celebrazione d’amore. L’autore è Mr. Yonna Ludasi meglio noto per la famiglia Tulime come Baba Ema.

Baba Ema è appunto il padre di Ema, una delle donne che frequentano il centro “Tutto è possibile”.

Ci fa avere una lettera, è intestata all’ associazione Tulime. E’ una lettera di ringraziamento per l’amore che mostriamo ogni giorno verso sua figlia e per questo ci ringrazia e ci benedice. Non c’è stato un episodio o un motivo particolare a spingerlo a scriverci, semplicemente vuole ricordarci che riconosce il valore e l’importanza di quanto viene fatto al centro. Le parole di Baba Ema sono importanti, confermano che in una società come quella tanzaniana, dove c’è tanto da fare per combattere stereotipi e pregiudizi sulla disabilità, abbiamo degli alleati, e sono alleati fondamentali. Spesso proprio all’interno delle loro famiglie le persone affette da disabilità trovano ostilità e ignoranza e non ricevono alcun tipo di assistenza o supporto, molti si vergognano di avere un parente disabile. Nella famiglia di Ema invece non è così, il capofamiglia, che gode della stima dei suoi concittadini ed è stato più volte sindaco del villaggio, vive la disabilità delle figlie con assoluta serenità (anche la sorella di Ema ha una disabilità fisica); con questo atteggiamento positivo ci ha aiutati a coinvolgere gli altri genitori delle ragazze del centro e a farli partecipare a degli incontri periodici in cui discutere dei loro progressi, ascoltare suggerimenti e richieste. Baba Ema ha sempre dimostrato grande affetto nei nostri confronti mandando a volte un biglietto, altre un coniglio o un pulcino, per dire grazie ancora una volta, per esprimere apprezzamento verso il nostro lavoro.

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Il progetto Tutto è possibile, avviato nel 2014, ha avuto alti e bassi per una serie di ragioni, ma continua ormai da quasi tre anni a coinvolgere persone affette da disabilità in attività ricreative, con lo scopo di inserirle socialmente e lavorativamente. Il progetto supportato da ricerche e raccolte dati sul campo ci ha permesso di delineare un quadro purtroppo poco rassicurante sulla percezione delle disabilità in Tanzania, la somministrazione di un questionario su un campione numeroso di abitanti di Pomerini ha rivelato che l’atteggiamento diffuso, nel migliore dei casi, sia la tolleranza, non l’accettazione, non la volontà di accorciare le distanze. Il significato del verbo tollerare è molto simile a sopportare, si sopporta un carico, una pena, una sofferenza; il messaggio che “Tutto è possibile” vuole diffondere a partire dall’ altopiano di Iringa è che la disabilità non è un fardello per le famiglie e per la società in generale, le attività del centro dimostrano alla comunità che con un supporto mirato le ragazze possono imparare, divertirsi, lavorare e socializzare. Baba Ema in questo percorso complesso, talvolta scoraggiante, fatto di storie personali difficili spesso drammatiche, è sempre stato dalla parte delle sue figlie spendendo tempo ed energie per coinvolgere e sensibilizzare gli altri genitori, è per noi un punto di riferimento e per tutti un esempio concreto di amore genitoriale a prescindere da tutto”.

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