Un amore non particolarmente corrisposto in un passato veramente remoto. Una retorica marziale per supportare una poesia che a leggerla oggi mi fa un po’ tenerezza.

Il fatto è che quando le parole le scrivi poi restano, tranne che non le bruci o te le fai rubare.

Guerra di Pirro

Non volevo combattere questa guerra,

Non avrei voluto combatterne nessuna,

Mai più.

Ma d’un tratto capisci

Che l’altro non capisce

E che il massacro non finisce

Solo perché t’ostini

A non volere sollevare le mani

Per difendere il volto dai colpi.

L’onestà, che m’hanno tolto con la forza,

Si trasforma in calcolo,

La stanchezza in disgusto,

Perché onestà e stanchezza

Non siano per il gusto dei tiepidi

Chiamate debolezza.

Per paura di morire mi armo nuovamente,

Per rispetto al mio sentire

M’incrosto il cuore di lucentissime scaglie

Ma non sono più diamanti, attenta,

Sono pezzi di vetro tagliente.

La gente attorno muore,

Le ore passano,

Sano si scioglie il tempo nostro.

Sento già rullare i tamburi,

Puzza d’uomini e bestie

Già impesta il vento.

Mi pento di domani

Eppure parto

Per questa guerra di Pirro.

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