Prima che giunga l’inverno

Prima che giunga l’inverno

devo sistemare l’esterno della mia casa.

La cuccia del cane ripulire,

rinforzare il pollaio

contro gli attacchi

della volpe e della faina.

Devo dare spazio alla mattina

e costringere la notte

nel rettangolo del balcone,

ché già troppo,

nel tempo che viene,

gliene concederà la stagione.

Prima che giunga l’inverno

l’eterno incedere delle cento zucche dell’orto

mi toccherà mortificare,

all’albero storto dovrò affiancare un tutore

affinché nelle ore più buie di tempesta

il vento non possa abbatterlo.

Per le mie api devo restringere l’arnia

affinché in essa la temperatura

si mantenga costante,

e nell’istante in cui ruberò loro il miele

ricordarmi delle larve e della regina

che nel cuore del favo aspettano.

Prima che l’inverno giunga

devo trovare un vano intimo e sicuro

dove conservare al caldo

i sogni della lunga estate e il mio cuore.

Ammesso che per allora

i sogni ancora servano,

ammesso che per allora

io abbia ancora un cuore.

Ciò che il bisogno considera

Ciò che di me le mie api non sanno,
sospese fra il bisogno e l’istinto,
è questo mio essere avvinto
al segno che la nuova stagione
mi imprime come fosse tatuaggio.
Al viaggio che alle prime ore del giorno
comincio con la ragione e la terra
per tracciare un solco profondo,
che sia insieme letto e sentiero,
sul fondo di un nuovo pensiero
per primo nato ieri con l’uomo.
Timore che la natura non basti,
premura che va oltre l’istinto,
l’urgenza di piantare dei fiori
in questo angolino di mondo
è impegno per insetti e sodali,
ché ciò che il bisogno considera
è solo l’amore profondo.

Un giardino vero

Un giardino vero

Riconosco un giardino vero

non dalle splendide fioriture

né dalle aiuole ben disegnate.

Lo riconosco per via delle api

ricoperte di polline

il cui volo ne interseca le ragioni.

Lo riconosco per le vorticose farfalle

che dal nulla giungono

per tornare, dopo fulmineo stupore,

al nulla.

Lo riconosco dalle foglie

di rubino e topazio

che d’autunno ingemmano il prato.

La prima famiglia

La prima famiglia

La famiglia antica, la mia prima famiglia è andata via. Agirandomi nell’orto in questi giorni avevo avuto la sensazione che ci fosse troppo poco movimento agli ingressi dell’arnia. Oggi mi sono deciso ad aprirla e semplicemente la famiglia antica era andata via. La ferocissima famiglia che per quanto io potessi coprirmi riusciva ad “azziccarmi” sempre almeno una puntura, si è involata, letteralmente.

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