Li vedo giocare assieme in questi giorni imprevisti ed imprevedibili che li hanno avvicinati in una fase della vita in cui, in altri tempi, forse si sarebbero persi definitivamente.
Guardo questi miei “bambini” stare assieme, un po’ per amore e un po’ per forza, l’uno dall’altro così diverso, vicini come possono essere soltanto due fratelli in tempo di pandemia, lontani come solo le due facce di una stessa medaglia possono essere.
Due maniere opposte di interpretare le cose, due visioni completamente diverse per rispondere alla stessa domanda: come misurare la vita?
Zaccheo pensa che per farlo bisogna stare all’interno dei suoi confini e fare attento lavoro da agrimensore. Lui misura l’area interna centimetro per centimetro, svolge con rozzezza agricola il compito che gli è stato assegnato misurando uno spicchio alla volta, trattandolo come fosse un triangolo e quando arriva dalle parti dell’arco allora tende alla corda, imbroglia un poco, approssima, dimentica qualche scampolo ed è contento del risultato, se lo fa bastare.
Cesare pensa invece che per ottenere un risultato che lo soddisfi bisogna andare oltre il confine delle cose, stressare la circonferenza, superarne i limiti e capirne il senso a partire dal concetto di fine. Egli in realtà non è interessato alla superficie, non si preoccupa dell’interno del paese in cui dovrebbe vivere, lui abita i confini anche se sarebbe meglio dire che lui abita lo sconfinamento e quindi meglio dell’interno conosce il perimetro delle cose e alla fine è capace da esso, con la logica implacabile dei suoi pi greco e le formule inverse del suo amore, a ricavare, con precisione pitagorica, l’area.
La diversità completa il cerchio di amore.
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si, credo proprio ceh sia così.
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