Quando ho scritto il post “Acqua per Kitowo” dicevo che si trattava di una storia lunga e che in quel momento lo scrivevo unicamente per condividere una gioia: quella di avere finalmente (dopo un tentativo fallito) trovato l’acqua nel pozzo che stavamo scavando grazie ad un finanziamento della Chiesa Valdese.

Oggi a quel posto voglio aggiungere ancora un pezzo. Questo pezzo ha voluto regalarmelo Fulvio, da pochissimo rientrato dalla Tanzania. Fulvio è il coordinatore del progetto. E’ un agronomo come me, anche se più giovane. E’ (ma questa è una notazione assolutamente personale) probabilmente la persona più leale che conosco e questo mi porta ad avere in lui una fiducia smisurata. Nella mia associazione lui è anche il coordinatore di un progetto di frutticoltura che si chiama “Vitamine per Kilolo” e il responsabile del settore “tirocini e tesi universitarie”.

Ha condiviso con Stefania la gioia di vedere zampillare fuori dalla terra rossa di Kitowo la prima acqua veramente potabile che il villaggio abbia mai conosciuto. Di seguito la riflessione e le parole che ha voluto regalarmi:

51!

Questo è il numero che ha destato il mio interesse ieri pomeriggio, quando navigavo all’interno del sito della World Bank. 51% è la percentuale di popolazione tanzaniana che ha accesso ad acqua potabile. E c’e’ di più, la Tanzania è fra gli ultimi 10 paesi al mondo per ciò che riguarda la disponibilità di acqua potabile per la popolazione. Pensiamoci un pò su. Senza acqua potabile è tutto più difficile. Con che mi lavo? Con che cucino? Cosa bevo? Come mi lavo i denti? Bene, il 49% della popolazione tanzaniana fa tutto questo usando acqua putrida, esattamente come quella che usa la popolazione del villaggio di Kitowo ogni giorno. Quando il sindaco di questo villaggio Ernest ha mostrato a me e a Stefania il punto esatto dove la popolazione preleva acqua  per i loro usi quotidiani, ci siamo guardati sgomenti, e non ci abbiamo creduto finche non abbiamo visto una donna con il suo bambino sulle spalle che si è chinata a riempire il suo recipiente. Poi ci siamo chiesti: ma quale sarà mai la condizione gastrointestinale di questo bambino e degli altri che vivono in questo villaggio.

Diarrea!

Questa è stato il mio secondo pensiero (oltre il 51 di prima) su cui mi sono soffermato sempre ieri. Il 14% dei bambini che vivono in Africa sub-sahariana al di sotto dei 5 anni muore per diarrea. Francamente prima di cominciare il mio lavoro in Africa, non credevo che di diarrea si potesse morire. Nei nostri paesi (quelli dove secondo il World Bank il 100% della popolazione dispone di acqua potabile) la diarrea si cura con qualche pillola di Imodium. Bene non ci avevo capito niente! Ora ho capito il senso di quello che intendeva dire un cittadino di Kitowo, quando di fronte la telecamera di Stefania ci ha detto: grazie a voi, i miei figli vivranno una vita migliore della mia!“.

6 pensieri su “L’acqua non è uguale per tutti

  1. Immagino la faccia di Fulvio mentre legge il sito della World Bank…non ti nascondo che adesso sono ancora più orgogliosa di essere un po’ Tulime…infine condivido la tua riflessione personale su Fulvio

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