Eccole qui le due arnie keniote. Immerse nle mondo selvaggio del mio ex orto estivo. Due megaorganismi inscatolati, composti da cellule individuali.

La seconda discende dalla prima, è figlia della prima.

E nella prima il già semplificatissimo sistema di “allevamento” ha subito, nel mio caso, un’ulteriore semplificazione. Metà dell’arnia non è più di mia competenza. I favi per ragioni varie, pendendo dalle barrette, unica struttura di orientamento in questo tipo di arnia, hanno finito per fondersi con le pareti e con il fondo della cassa.

Se volessi ispezionare, avanzare diritti, entrare in relazione con quella parte dell’arnia, rischierei di produrre un’enorme danno alla famiglia, che da parte sua reagirebbe cercando di produrre a me un grande danno.

E allora via ancora con il negoziato. Metà dell’arnia è vostra, mie adorate api. Giuro che mai e poi mai ci metterò mano. E’ la vostra casa, intangibile come sempre dovrebbero essere le case di tutti.

C’è poi la mia casa verso la quale gradirei voi mostraste lo stesso rispetto che io mostro nei confronti della vostra. Quindi cercate di non farvi vedere da quelle parti.

Attorno alle due case c’è l’universo all’interno del quale entrambi (io e voi, megaorganismo) peschiamo ciò che ci serve per campare.

Esiste però un quarto luogo che è quella mezza arnia nella quale io riesco ancora ad entrare senza fare danni.

Vorrei che voi accettaste il fatto che io consideri quello spazio come “il nostro spazio neutro di negozziazione“. Qualcuno potrebbe eccepire che anche quello è vostro e che io non dovrei rivendicare nulla per me stesso in quell’ambito, che il miele in esso contenuto è roba vostra, frutto del vostro lavoro e della vostra fatica. Ricordate però che anch’io do il mio contributo: vi ho fornito una casa confortevole, abbastanza riparata dalle intemperie, sicura contro i predatori e poi riempio il mio orto e il mio giardino di fiori che vi sono graditi.

Per questo vi chiedo di considerare quello spazio un luogo nel quale io, di tanto in tanto, posso venire a riscuotere il mio tributo. Consideratelo una specie di affitto.

Da parte mia vi garantisco che avrò il massimo rispetto per voi, che preleverò la quantità di miele sufficiente al mio bisogno nella misura in cui non penalizzi il vostro.

Ci incontreremo ogni tanto in quello spazio, io impegnato a rubarvi un po’ del vostro miele affinché ne abbiano anche i miei bambini, voi a ricordarmi con il vostro ronzio la melodia che canta ogni giorno il pianeta.

6 pensieri su “Il ronzio del pianeta

  1. E’ una cosa che non finisce di sorprendermi, aver imparato a non temere gli insetti quando sono in campagna. Passeggio, lavoro, leggo in giardino e chi viene da fuori si allarma per me, teme di vedermi da un momento all’altro coperta di punture. Non hai paura? E’ una domanda frequentissima, e io ho sempre quel momento quasi di senso di colpa, mi chiedo se non sono diventata incosciente, e questo poi si converte in un esagerare dall’altra parte, nel rivendicare con una sorta di orgoglio il fatto di non essere mai stata punta in giardino, quasi che ci fosse un segreto patto, se non di amicizia, quanto meno di reciproca tolleranza. Loro sanno che io non li disturbo quando si posano sui fiori e che evito accuratamente qualunque prodotto che possa danneggiarli; e io so che sia che legga, sia che curi le piante, loro non mi disturberanno, anzi, nel tempo quel ronzio che un tempo metteva un po’ in ansia anche me (una puntina ne conservo ancora oggi) è diventato come tu dici splendidamente la melodia del pianeta. E’ un’altra delle sensazioni magnifiche che mi porto dietro come una delle più belle espressioni della vita.

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  2. Bellissimo articolo, io a breve mi cimenterò nella (disperata) autocostruzione di una o due top bar con legname di recupero. Ho letto che per evitare che i favi vengano attaccati alle pareti è importante osservare la corretta angolazione della sezione trapezoidale. Più in generale consigliano di visitare spesso la famiglia durante la fase di costruzione dei favi nuovi in quanto le api potrebbero lasciarsi “prendere la mano” e fare qualche pasticcio (ovviamente il termine pasticcio è riferito al nostro punto di vista, e non al loro). Detto questo, ho comunque notato che in apicoltura le cose che si leggono sui libri non sempre poi trovano riscontri nella pratica, quindi chissà!
    Hai proprio una bella postazione, ti faccio i miei complimenti e credo che le tue api siano davvero fortunate!

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