Credo che Papa Francesco non parli a caso. Le sue parole sono sempre misurate. Provocatorie magari, ma sempre misurate.

Ancora meno credo che le labbra del Papa si posino in maniera casuale sulle cose.

Papa Francesco bacia in continuazione la croce. Lo fa spesso. Immagino che lo faccia tante volte nei suoi momenti di intimo raccoglimento, sicuramente moltissime volte quando si trova fra la gente.

Il significato che io voglio dare a questo bacio (non si interpretano solo le parole dei poeti ma anche i gesti di un pontefice) non è solo quello di un amore tenero e compassionevole nei confronti del Redentore.

Io voglio credere che quel bacio costituisca anche un suggello, un “Mai più!” apposto sulla croce con la saliva e il vapore del respiro. Non crocifiggeremo mai più il Figlio di Dio sul legno. Mai più innocenti come lui saliranno sulla croce, qualunque forma essa assumerà nel tempo.

Se le cose stanno così il Santo Padre fa bene a baciare la croce continuamente, perché continuo è il rischio che il Calvario si ripeta, continua e concreta la possibilità che in questi giorni in cui il mondo sembra avere smarrito la propria strada, un innocente venga crocifisso al differenziale di un camion.

Se posso quindi vorrei spingermi ancora oltre nell’interpretazione di questo gesto che, se l’interpretazione è corretta, si fa “segno”.

“Mai più!” ha voluto dire Papa Francesco baciando nel 2013 a Lampedusa la croce che Franco Tuccio ha costruito con il legname dei barconi arrivati sull’isola in questo tempo.

“Mai più!” mi sembra che urli, immerso nel suo assordante silenzio, mentre bacia il patibolo di Aushwitz.

E la croce, in ogni sua forma, diventa un filo rosso come il sangue che lega assieme i martiri di tutti i tempi.

Il bacio un urlo e una provocazione (come urlo e provocazione è il porgere l’altra guancia al secondo schiaffo) in faccia a chi quei chiodi ha piantato, quel patibolo ha azionato, a quegli uomini persi in mare non ha voluto porgere una mano. 

10 pensieri su “Il bacio e la croce

  1. Queste riflessioni sul gesto tanto intimo e commovente del Papa che, dopo Giovanni XXIII ho amato di più, mi han spiazzata..
    Rifletterò: scrivere corbellerie non fa per me.
    A volte la profondità di quanto lasci è abissale e sconcertante.

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      1. Non si può che suggellare nel silenzio con il corpo, il sudore e il respiro, con le labbra, un invito che costituisce una invocazione e , al tempo stesso, una promessa…un grido che si eleva come preghiera verso l’ Altissimo..
        Il silenzio evocato da certi eventi drammatici può essere fratto solo come ha fatto Francesco a Lampedusa e in un luogo carico di atrocità…
        Lui, voce di tutti, è il tra i pochissimi in grado di farsi megafono del nostro stesso grido straziante:”Mai più..”
        Ho sognato varie volte questo Papa.

        In via eccezionale ( sai che non amo divulgare le mie creature in versi) lascio quanto scrissi per una terribile occasione..

        Non basta il nostro grido
        a lacrime versate

        quel sangue
        è già un’accusa

        non basta più Caino
        i tratti del suo volto
        e l’assassinio
        più grave appare il gesto
        più vana ogni parola

        arretra nel giardino
        il boccio della vita
        già l’urlo spegne
        soffoca
        il respiro

        il senso ormai perduto
        strappa le carni al cielo
        chi laverà quel sangue
        non basta il nostro grido.

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          1. Solo tu potevi far vincere la mia ritrosia..
            Leggerò a mio marito quanto hai scritto nel post…ispirato dalla tua sensibilità e da un’anima che nela verticalità ha posto la sua ragione di essere.

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  2. Quest’uomo, di radici italiane, sta sbalordendo il mondo e si pone come unico credibile paladino in difesa della dignità di ogni uomo, riscattando con i suoi gesti, le sue scelte, le sue parole la mediocrità, la scelleratezza che ci avvolge in questo nostro tempo minaccioso.
    Buona serata Francesco!

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