Il resto è niente

Alla fine perdiamo veramente

solo ciò che amiamo.

Il resto è niente.

Basterebbe allora non amare.

Non fosse per il ponte

che crolla,

per la molla/primavera/sorgente

che ancora inattesa e repente

sgorga dalla terra.

Non fosse per la guerra

a difendere ciò che resta

e che raramente sortisce

nella vittoria insperata

e allora in una tregua breve.

I fiori del pelargonio

I fiori del pelargonio

I fiori del pelargonio
si riflettevano sullo sportello
mentre andavi a lavorare.
Ed era bello vedere
quella dissolvenza
sulla vernice grigia dell’auto.
Era bello cogliere
l’essenza di un distacco
in quei colori così accesi
mortificati da tanto grigiore.
Le ore passeranno
e saranno ore di tregua
belle come tutte le tregue
che il momento ci concede.
Abbi fede, tornerà il cimento.

Sing

Sing

Alla fine di una lunga fatica, di un incubo, di un cimento nel quale esigua era la speranza di successo, sembra che la nostra mente e il nostro cuore siano predisposti ad un’azione incontenibile e liberatoria: cantare.
Primo Levi scrive questa poesia a poca distanza dalla sua liberazione e nei giorni della sua personale “tregua”.
E’ il canto di una gioventù riconquistata, del tempo che si apre davanti a noi quando ci rendiamo conto di essere vivi, di avere vent’anni e di come tutto, ma proprio tutto, sia possibile. E’ il canto di chi sa di essere “soltanto giovane…non martire, non infame non santo”. E’ il canto che voglio dedicare ai quattro “giovani” che ieri pomeriggio ho un po’ tormentato nella speranza che mi vogliano perdonare per tutto il pessimismo che veniva fuori dalle mie parole e nella speranza che nel tempo che viene ci sia la possibilità di elevare assieme un canto simile. Continua a leggere “Sing”