Calcolo combinatorio

Padre Adorato,
del tuo numinoso disegno
non mi meraviglia solo il segno
né la consonante
ma le tante combinazioni
di un calcolo che è il tuo alfabeto
e che tu ci ha insegnato.
Il cateto che diventa raggio,
il lato che si fa arco
ed insieme, nella perfezione del Pi greco,
sono misura alla circonferenza.
L’essenza del martin pescatore
che è crasi impropria
fra il fiume e il bosco.
Le fasi della luna
che bene conosco eppure
si fanno ogni volta nuove
nella marea.
La dea dell’appetito
che in un unico contenitore
fonde ingredienti ed amore
e mi regala la cena.
La pena figlia di mille pensieri,
l’ieri che tiene conto del domani
e da cui estraggo l’oggi.
Le tue mani,
racconto di cinque dita e un palmo,
il mare calmo nella sera,
la mia vita
somma e prodotto
di tutti gli incontri che ho voluto,
di tutte le promesse che ho mantenuto.

Dodici miracoli

Riscaldare con il proprio corpo una persona che sente freddo,
preparare un pasto con grande cura e con la stessa cura apparecchiare la tavola,
rimboccare le coperte,
accompagnare una persona molto anziana fino all’ascensore e non distogliere lo sguardo fino a quando la porta non si sarà chiusa,
dire: benvenuto,
dire: grazie,
sorridere senza una ragione precisa,
dire: mi sei mancato tanto,
dire: io non ho tanta fame, prendilo tu,
ascoltare l’altro con genuino interesse,
pensare di ogni persona, prima di giudicarla, che è stata un tempo un bambino e allora non volerla più giudicare,
credere che nessuno può volermi consapevolmente fare del male e non potere vivere senza fidarsi degli altri a priori e a prescindere.

Compiere ognuna di queste azioni come si dice una preghiera e sapere che ognuna di esse costituisce, a pieno titolo, un miracolo.

I Quattro Precetti

Deve esserci una preghiera

per ogni boccone di pane,

una preghiera a narici

ed occhi spalancati

per cogliere il miracolo,

per sentirne il profumo.

Un grazie per ogni dono,

fosse anche un respiro,

e un altro respiro,

e poi un battito,

e un altro respiro ancora.

E grazie, grazie, grazie,

e di nuovo grazie,

e poi un canto

intonato ogni volta

che sull’orizzonte

apparirà il sole.

Un canto sommesso

ed uno a squarciagola

a respingere le ombre

e fare spazio alla luce.

E infine un racconto

quando si inoltra la sera,

un altro durante la cena,

uno con la voce che trema

quando ti accorgi

che tutto ciò che ami

è ancora lì

davanti ai tuoi occhi.

Ed infine l’ultimo,

bisbigliato,

sul confine del sonno.

Alla Terra

Una Terra
per quella che è,
di bellezza assoluta.
Muta a volte,
altre tonante.
Un’istante
azzurra e bianca,
un momento dopo
di un verde
che stanca gli occhi.
Se la tocchi
di quel tocco si compiace
e sotto i tuoi piedi,
meglio se nudi,
giace e respira.
Una Terra viva,
in ogni suo ciclo,
in ogni stella di relazione
e la canzone dell’alba,
solo su di essa,
al tramonto
si fa preghiera.
Una Terra vera e unica,
per quanto è dato sapere,
fine con cui l’universo
ha vinto la sua scommessa,
una Terra per quella che è,
una Terra senza promessa.

Non ho fretta di andare

Non ho fretta di andare

Non ho fretta di andare,

mi preme, semmai, restare con voi

il più a lungo possibile.

Per un poco sul richiamo del sentiero

prevarranno gli agi della casa

e il privilegio della compagnia.

Vi sarò grato se vorrete offrirmi un pasto

e voi sapete che soprattutto prediligo

il pane, la frutta e l’acqua.

Vi sarò grato se vorrete darmi

la possibilità di un bagno

ovunque raccoglierete acqua sufficiente per immergermi.

Vi sarò grato se, per una notte,

vorrete destinarmi un giaciglio sul quale stendermi

per il tempo breve di un sogno, di una preghiera e di un verso.

Per quando avrò capito

Per quando avrò capito

Quando ti sembrerà che avrò capito
per favore, lasciami ancora un minuto
per assaporare l’assoluta meraviglia
di ciò che hai creato.
Lo so che c’è una lunga lista d’attesa,
lo so che poco è il tempo e poco lo spazio,
ma quando finalmente avrò capito
lasciamene ancora un poco
per provare a spiegare a qualcuno,
per dare ancora uno sguardo ai miei,
per un altro bagno al Gorgo o al Sosio,
per un pomeriggio con chi amo
trascorso in cose da niente
mentre faccio ancora finta
di non avere capito.

Ti ritrovo sempre

Ti ritrovo sempre

Ti ritrovo sempre Padre
nelle venature sottili della foglia
che traspaiono al sole.
Ti ritrovo sulla soglia del giorno
con le tue mani di luce spalancate

ad offrirmi di nuovo la speranza.
Ti ritrovo nella stanza dei bambini
nella quale al mattino mi immergo
nel profumo che la notte ha raccolto.
Con te Signore mi ritrovo alla sera

e il vento delle tua voce ascolto,
e ti racconto del mio giorno,
e scambiamo poche intime parole

che alcuni chiamano preghiera.

Preghiera della breve sosta

Preghiera della breve sosta

Signore delle domande senza risposta,

se mi hai mandato giù per capire qualche cosa

alla fine io credo che qualche cosa la ho capita.

Si tratta di cose piccole:

qualche ago di bussola per non perdermi nella notte,

un paio di lezioni che ho ricevuto dalla vita e che non dimenticherò,

come funziona la bilancia che ti dice senza errore

il peso esatto delle cose. Continua a leggere “Preghiera della breve sosta”