Vi conosco

Vi conosco.

Siete l’araldo del maestrale,

del caldo la fine,

siete le trine che il bosco

impavesano

e al suo tempo riconducono.

Siete il silenzio

che piano conquista la cima,

la rima che nessuno conosce,

il segreto che il vento tace.

Per la mia anima

siete la casa celeste,

siete la pace.

Le regole

Le regole

Ma voi le conoscete

le regole del nostro pianeta?

Almeno quelle dell’angolo in cui vivete?

Come dissetare la sete,

come sfamare la fame?

E le lame di luce che al tramonto

intrecciano il cielo col mare,

le avete viste mai?

Siete mai stati sul confine dello scirocco

dove di colpo si rompe il suo dominio

e di carminio e porpora

si tinge la sera

e il maestrale vince finalmente?

Siete stati una notte intera

dove si sente il fiume

che sembra il respiro della terra?

E mi sapete parlare degli odori,

di quei cento gradi a circondare lo zero

che nulla hanno a che fare con i condizionatori,

delle verità incise

sulla remigante della ghiandaia,

del gioco della gravità

che di acqua ricolma le nuvole,

che di acqua ricopre la ghiaia

lì dove la sorgente compare.

Smettete di comprare,

per favore smettete.

Smettete di navigare mari

che non siano quello,

che come coltre azzurra,

avvolge il pianeta.

Fino a che c’è tempo

vostra sola meta sia

accettare l’invito,

vostra unica azione sia,

innanzi al roveto ardente,

ricevere con devozione

le tavole ove sono scolpite

le regole di quest’angolo di universo.

Vorrei parlare

Vorrei parlare

Vorrei parlare
se qualcuno mi chiede,
Se mi fa domande.
Vorrei parlare
delle ghiande
poste al centro
dei vasetti del Piccolo.
Vorrei parlare del luogo
in cui siede
il signore del maestrale.
Vorrei parlare
di una cosa banale,
la prima che mi viene in testa.
Vorrei parlare
della festa,
della luna,
dei pensieri pesanti
che ad uno ad uno licenzio.
Vorrei parlare,
eppure oggi,
senza fatica alcuna,
io resterò in silenzio.