Il ritorno

Pago caro

il mio essere capace

di leggere i segni.

Per questo fra i due regni

sono rimasto

per tre giorni

e sessanta anni.

Tanta pazienza

ha ricevuto in premio

un mattina come questa

in cui lesta

ti ho vista scattare

quando un inverno,

breve e distratto,

le sue braccia di nuvole

ha divaricato.

Di quell’anima stretta

tu hai varcato il confine

ed infine il cielo

hai conquistato.

Sul confine

Stasera ho camminato
sul confine dell’autunno,
da un lato l’estate,
dall’altro l’inverno.
C’era odore di fumo nell’aria,
e in cielo stelle
grandi come un pugno.
Su un’orizzonte
a semicerchio aperto
cantava giugno
ancora la sua canzone,
mentre sull’arco opposto
gennaio la sua lama d’acciaio
a tramontana forgiava.
Soffiava uno scirocco incerto
ed io, nel mio deserto di certezze,
diritto negli occhi guardavo
un tempo che non so.

Di nuvole e petali

Voglio vivere questo inverno
come uno che aspetta la primavera.
Della sfera del sole
cogliere ogni indugio
sul filo dell’orizzonte.
Del monte ogni singola variazione
nella giornata uggiosa
così come nei mattini cobalto.
Quello che per altri
è il salto fra le stagioni
sarà per me una sequenza perfetta
di nuvole e petali,
un ponte sottile come uno stelo
sospeso sul tempo solstiziale.

Il prezzo di questa primavera

Il prezzo di questa primavera

L’ho pagata in anticipo,
un impegno di vita,
giorni lunghi slabbrati
e fatica infinita.

L’ho pagata nelle ore
che preludono al giorno,
in quelle albe dolenti
che si chiudono attorno.

(Sette volte tornato
a vedere le stelle,
sette volte partito
come metà l’inferno).

E quel prezzo impagabile
di molecole e pianto,
nel disprezzo del tempo,
nel silenzio del Santo,

l’ho pagato in eterno,
dal mattino alla sera:
mi è costata un inverno
questa mia primavera.

Bisogna dire all’inverno

Bisogna dire all’inverno

Bisogna dirlo all’inverno…si è necessario che lo sappia, ancora prima di arrivare.

Bisogna dire all’inverno

Bisogna dire all’inverno

che crediamo nella gemma,

nello stemma di una primavera

che intera ritorna ad ogni giro dell’astro.

Bisogna dire all’inverno

che crediamo nell’incastro perfetto

che ad angolo retto

si apre alla speranza.

Bisogna dire all’inverno

che crediamo nella stanza

dove arde il fuoco

e in quel poco di calore

che strappiamo all’universo.

Bisogna dire all’inverno

che abbiamo già pronto un verso

a celebrare il nostro essere vivi,

fino a prova contraria,

e l’aria pura che respiriamo.

Bisogna dire all’inverno

che ci prendiamo cura comunque

del figlio, dell’amico, dell’amato

e che col nostro stesso fiato

commiato daremo all’arsura del gelo.

Bisogna dire all’inverno

che noi non abbiamo paura.

Il dono della neve

Il dono della neve

Un inverno strano si approssima, inverno di incertezze…ma forse alla fine porterà con se il dono della neve.

Il dono della neve

L’estate finisce in un giorno

e il resto è un eterno ritorno

all’inverno che spacca le mani.

Domani è un muro d’acciaio,

domani è per sempre gennaio,

e dopo per un poco febbraio,

e dopodomani gennaio di nuovo.

Domani è un salvadanaio

di un soldo che non mi appartiene

perché lo detiene soltanto

chi vesta un’anima lieve.

Ma l’inverno che spacca le mani

nel domani che non offre perdono

in un tempo insperato e fedele

della neve mi donerà il dono.