Agli amici cari nell’attesa, ormai dolorosa, di poterli riabbracciare.
Il primo abbraccio
Non sarà per un nuovo decreto,
non sarà per via di un divieto
che a un certo punto decade.
Non sarà al finire di una decade speciale,
né un fatale anniversario a resuscitarne l’uso.
Non sarà al chiuso di un tribunale
che lo vedremo di nuovo apparire.
Non sarà qualcuno a dire: “adesso si può”
e tutti assieme, in un momento solo,
a ricominciare.
Sarà, pare, per via di genitori distratti
e i cuori vicini dei figli, all’improvviso.
Sarà per un viso caro
prossimo, ad un tratto,
e il patto con la paura
che in un attimo si rompe
a dare spazio al desiderio.
Non sarà un atto di imperio,
né una tardiva autorizzazione.
Sarà un’azione che non corrisponde a un calcolo,
un volo a lungo non spiccato,
un vuoto infine colmato
che al momento del commiato
ci restituiranno fra le braccia l’amico,
fra le sue braccia, a l’amico, ci restituiranno.