Albero mio, figlio mio

Albero mio, figlio mio

Il mio albicocco smania per fiorire. Stamani gli ho fatto visita e ognuna delle sue gemme è già pronta. Non sa delle gelate di marzo che certamente arriveranno. Non sa che dovrebbe aspettare ancora un poco prima di andare incontro alla sua primavera. Per lui scrive la poesia che segue.

Albero mio, figlio mio

E’ presto, aspetta,

non avere fretta per favore

ché stretta ancora è la porta

che conduce alla stagione nuova.

L’odore che giunge dai monti

racconti narra di fango

e sorgenti torbide.

Ride la cornacchia

e oltre il fosso

zampetta ancora il pettirosso.

E’ presto, aspetta

che ogni segmento

che collima stelle

si congiunga in una retta

per il vento tiepido

strada nuova fra le crune dei monti.

E’ presto, aspetta

ancora pochi istanti

ché le tue gemme diamanti

non debbano temere

il gelo certo

di un marzo spietato.

E’ presto, aspetta,

come io ti ho aspettato,

ché al tuo tronco giovane

possa aggrapparmi

un giorno in più,

un giorno prima

dell’inevitabile oblio:

albero mio, figlio mio.