I vostri visi belli

E il vento come sempre
attraversava la gola.
Sola nostra preoccupazione
era il pranzo da preparare
e la ragione a cui ricondurre
un pomeriggio troppo lesto.
E poi pensieri
come fossero mantelli
e una canzone di ieri
a lucidare gli occhi.
Il resto era guardarvi
senza perdere
una sola espressione
dei vostri visi belli.

A questo ponte

A questo ponte

A questo ponte,

a questa fonte,

ho ridotto il mio orizzonte.

Non so se per vecchiaia,

per stanchezza o per dolore.

Nella ghiaia sottile del greto

adesso immergo i piedi

e nella brezza

che carezza i pioppi tremuli,

pioppo io stesso, tremo.

In quest’angolo di terra,

che è tregua alla guerra

di piene e tempesta,

lasciatemi poggiare il corpo,

le gambe, la testa,

lasciate che lo sguardo

non aneli ad altro

che non siano il tramonto

o le stelle,

al vento la mia pelle.

Per quando avrò capito

Per quando avrò capito

Quando ti sembrerà che avrò capito
per favore, lasciami ancora un minuto
per assaporare l’assoluta meraviglia
di ciò che hai creato.
Lo so che c’è una lunga lista d’attesa,
lo so che poco è il tempo e poco lo spazio,
ma quando finalmente avrò capito
lasciamene ancora un poco
per provare a spiegare a qualcuno,
per dare ancora uno sguardo ai miei,
per un altro bagno al Gorgo o al Sosio,
per un pomeriggio con chi amo
trascorso in cose da niente
mentre faccio ancora finta
di non avere capito.

Il mio tesoro

Il mio tesoro

Un po’ più in alto dell’abisso,

un po’ più in basso della cima

e la rima che al verso da valore.

Il mio tesoro è li dove sta il mio cuore.

La sorgente a placare la sete,

il fiume che ti carezza i piedi

e tu che siedi sul confine delle ore.

Il mio tesoro è li dove sta il mio cuore.

I bambini nel cono di uno sguardo,

gli occhi che non smettono di vedere

e colme le sere dei nespoli l’odore.

Il mio tesoro è li dove sta il mio cuore.

Un sentiero coperto d’erba,

l’alba che mi coglie fra le canne dell’orto

e quel porto antico dove il giorno muore.

Il mio tesoro è li dove sta il mio cuore.

L’abbraccio della notte, quello del mattino,

l’abbraccio inatteso che giunge a curare

e legare con la rafia l’albero al tutore.

Il mio tesoro è li dove sta il mio cuore.

L’amore che sai

L’amore che sai

E poi, alla fine, le parole le ho trovate per rinnovare il mio amore nei confronti di questo mio bambino che non è più bambino di sicuro.

L’amore che sai

Mio Adorato

fino a qui ti ho portato

con l’amore che sai.

Dovessi mai dubitarne

cerca la mia sagoma nelle marne

che il fiume d’inverno

lascia sulla riva.

Cercami nell’ombra furtiva

del granchio

che abita il capelvenere.

Cercami nella cenere

e nella brace del bivacco

che ancora ci aspetta

dove giace la sera.

Cercami in primavera

fra le foglie lucide del salice

che ancora riecheggia e dice

qualcuna delle mie parole.

Cercami in una notte di luna,

cercami nel sole

che tracima dai monti.

Ché quando mi avrai trovato,

mio Adorato,

ancora ti dirò

dell’amore che sai

Amore idrico

Amore idrico

Mi sono innamorato di Marettimo quando ho scoperto una minuscola sorgente che faceva scendere un rivolo d’acqua verso il mare, all’ombra di Monte Falcone.

Mi sono innamorato di Pantelleria quando ho scoperto che i Dammusi più che case sono macchine per raccogliere ogni goccia di pioggia e nasconderla nel cuore della terra per farne dono, anche quando il dammuso è abbandonato da decenni, al viandante che conosce il segreto. Continua a leggere “Amore idrico”