Inopinata fioritura

Inopinata fioritura

Ci sono esseri che vivono nel tempo, altri che vivono il tempo.

I primi sono quelli che subiscono ed interpretano in maniera errata le informazioni che gli giungono dal tempo atmosferico, dal meteo.

Essi non sono dotati di sistemi, o nel tempo li hanno perduti, che gli consentano una lettura complessiva e analitica delle informazioni dalle quali sono raggiunti. Percepiscono un flusso frammentato e contingente che arriva dall’oggi meteorologico nel quale sono immersi e a questo reagiscono producendo delle azioni e delle idee sdrucciole e fallaci: prendere l’ombrello, copririsi di più, dire “questo inverno mi sembra più freddo del precedente…ho la sensazione che la stagione quest’anno sia stata più piovosa”.

Questi sono gli uomini, questo sono io. E questa inconsapevolezza è inevitabilmente metafora d’altro.

Poi ci sono gli altri, gli esseri che vivono il tempo e come tali non si preoccupano del meteo ma si relazionano e reagiscono al clima.

Essi si aprono a stella nei confronti di un flusso sottilissimo ma ininterrotto di informazioni, di stimoli, di sollecitazioni che giungono senza sosta dal cuore, dal cervello, dai polmoni del nostro pianeta.

A questo flusso reagiscono con azioni composte e conseguenti, dando risposte coerenti e definitive che però risultano spesso ineffabili ed inconcepibili per gli esseri umani.

A questa condizione, credo, questi ultimi dovrebbero restituirsi.

Così in una mattina di metà gennaio, lungo la strada che porta a lavoro, incontro questa mimosa che mi sembra “inopinatamente fiorita”. E’ da questo incontro che nasce questa riflessione.