Sul confine

Stasera ho camminato
sul confine dell’autunno,
da un lato l’estate,
dall’altro l’inverno.
C’era odore di fumo nell’aria,
e in cielo stelle
grandi come un pugno.
Su un’orizzonte
a semicerchio aperto
cantava giugno
ancora la sua canzone,
mentre sull’arco opposto
gennaio la sua lama d’acciaio
a tramontana forgiava.
Soffiava uno scirocco incerto
ed io, nel mio deserto di certezze,
diritto negli occhi guardavo
un tempo che non so.

00:34

00:34

Purtroppo questa poesia è ancora attuale e lo sarà chissà ancora per quanto tempo. Forse oggi dovrei cambiarle solo il titolo visto che quest’anno il solstizio d’estate è arrivato alle 05:31.

Di questa notte è il minuto

in cui l’estate è arrivata

Io sul letto seduto

lei che bussava all’entrata.

Ho aperto la porta,

era ferma sulla soglia,

con la sua veste corta,

ed in mano una foglia.

D’acqua un bicchiere

Uno sguardo, un sorriso,

un secondo per bere,

una ruga sul viso.

“Non colgo più il momento,

il colore, la foggia,

ora ribolle il vento,

poco dopo, la pioggia”.

“Dove più i miei tramonti,

il profumo, la frutta?

Prosciugate le fonti

di una terra distrutta”.

Non sapevo che fare

se non legger fra le righe

un profondo dolore

a piegare le spighe.

E le ho preso le mani

nella notte che vola

“Aspettiamo domani,

Non ti lascio da sola”

Al lampo la resa

Al lampo la resa

Ieri sera. Un’atmosfera sospesa. Una resa dei conti fra l’estate e l’autunno. Un cielo che aspetta che tutti gli eserciti siano schierati. Grosse gocce come semi di carruba che sono ancora appannaggio dell’estate. Nembi carichi che parlano attraverso i tuoni il linguaggio dell’autunno. Un silenzio carico di attese come quello che precede ogni battaglia. E poi un unico fulmine a risolvere la tenzone.

Al lampo la resa

Del cielo l’attesa

che tiene sospesa

l’estate che pesa

il suo tempo in carati.

I nembi schierati

urlando a distesa

del tuono l’offesa.

Al lampo la resa.

Elenco puntato di ciò che c’era prima e di quello che ci sarà dopo di noi

Elenco puntato di ciò che c’era prima e di quello che ci sarà dopo di noi
  • Il sole illuminò il mattino sulle città desolate.
  • L’estate, nonostante l’indifferenza della gente, ancora una volta si preparò con cura.
  • Sulla paura degli uomini si stese dolce la notte.
  • Sulle loro lotte soffiò gentile il vento.
  • Per un momento, un momento solo, la pioggia batté forte sui timori.
  • Alla morte rispose la neve che della morte non sapeva nulla.
  • Sulla culla vuota scese la nebbia gentile.

Da file di idee contorte pendono adesso

le voglie secche dell’uomo.

  • Il fiume carezza e bagna la pianura,
  • nella calura trema la campagna,
  • le foglie cantano cullate dalla brezza.

Io vi accompagno per un poco

Io vi accompagno per un poco

Fino a ieri con il Grande
Ad innalzare manieri
Sulle spiagge e contro l’onda.

Oggi sulla stessa sponda
Con il Piccolo a scavare
Gallerie e fossati
Sdraiati sulla riva
Dell’estate che muore.

Lascia che io viva
Il tempo che resta,
Lascia che il passare delle ore
Non mi muova più a tristezza.

Nella brezza che giunge da levante
Dammi ancora un istante
Per una carezza,
Per una piccola pena residua
Per un bagno, per un gioco.

Sulla rena della mia anima
Ho scritto con un bastone:
“Io vi accompagno, per un poco”.

Incidenti semiologici

Incidenti semiologici

Ultimo pesto dell’estate. Sfoglio con i due una tonnellata di basicilo appena raccolta dall’orto. Nel frattempo cerco di introdurli a Francesco Guccini per la via delle parolacce: ascoltiamo l’Avvelenata. Unico commento del Grande: “ste canzoni sono tutte uguali” (ou…parlò quello che vive nell’epoca del rap e del trap!!!). Continua a leggere “Incidenti semiologici”