Come dire

Come dire

Come il sentiero smarrito,

prima consueto,

dopo perduto.

Come del telaio l’ordito

di netto tagliato,

la spola a negare.

Come dire

che il patto è spezzato

e l’arcobaleno tradito.

Come creatore e creatura

tese le mani

ed il dito che non tocca più il dito.

Come dell’inverno l’assenza

e nel giardino confuso

l’arancio fiorito.

Spaesati

Spaesati

cerchiamo segni da decodificare

in accadimenti che segno non sono.

Il prezzo, insostenibile,

di un bene di “prima necessità”,

la recrudescenza di una pandemia,

l’ennesima guerra, sempre uguale,

messa in scena dallo scimpanzé litigioso.

Nessuno che guardi al volo svogliato degli uccelli

che hanno smarrito il senso del migrare.

Nessuno che impari

dallo scirocco che più non risponde

alla regola dei tre giorni.

Nessuno che rimpianga

quello che le Azzorre

più non sanno dare.

Nessuno che provi sgomento

per questa cella temporalesca,

roboante ed inusitata,

che giunge da dove, fino a ieri,

non avrebbe mai osato giungere.

Joerg Plateau

Joerg Plateau

Mi sono svegliato che albeggiava appena. Ho aspettato ancora un poco al caldo, nel letto, per sintonizzare la mia veglia con i rumori leggeri della casa. Poi mi sono alzato. Ho indossato in fretta i pantaloncini, calzettoni, le vecchie scarpe da trekking. Ho messo qualche cosa nello zaino e sono partito. In macchina giusto il tempo di raggiungere le pendici del monte. Giusto la strada.

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E se gli animali smettessero di morire?

E se gli animali smettessero di morire?

Il post che segue è frutto di una riflessione che in più momenti e forme si è presentato negli ultimi mesi nella mia testa. Una riflessione immatura che proprio per questo ha bisogno di una fase di confronto con chi vorrà prestarsi qui e altrove. Una riflessione immatura che per forza di cose nella sua forma scritta presenterà una punteggiatura fatta più da punti interrogativi che da altro.

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E adesso tutti zitti. Silenzio tutti.

E adesso tutti zitti. Silenzio tutti.

E adesso tutti zitti, silenzio tutti.
Perchè possiamo parlare a lungo prima, possiamo dissertare sul rischio che prima o poi il fiume esondi. Possiamo impantanarci in lunghe ed inutili discussioni sul rischio idrogeologico, su fiumi che dovremmo cementificare ed altri che dovremmo rinaturalizzare. Prima possiamo dire tante cose, questo ed altro, ma appena il fiume straripa, appena il fiume esonda, appena spezza la diga, stravolge il greto e impetuoso ed incontenibile scende a valle, allora, se non siamo fiume, se non siamo parte della corrente, possiamo solo stare zitti, possiamo solo in silenzio ritirarci sull’argine e guardarlo, tremebondi, passare. Continua a leggere “E adesso tutti zitti. Silenzio tutti.”

MENO QUATTRO (- 4)

MENO QUATTRO (- 4)

MENO QUATTRO (- 4)
Mancano QUATTRO giorni allo sciopero mondiale per il clima e alla manifestazione palermitana alla quale invito nuovamente i miei amici a partecipare..

Come promesso anche per oggi propongo un’azione esemplare: stamattina con i Piccoli ci siamo sguinzagliati per la casa a cercare elettrodomestici con eventuali spie e lucine accese. Ne abbiamo trovate più di quante immagginassimo potessero essercene a casa nostra…tutte spente. Un minuscolo pezzetto di energia conservato per domani che sommato a tanti altri minuscoli pezzetti di energia potrebbe garantire una bella scorta per il futuro.

Il mio post di oggi è un po’ fuori tempo. Una poesia scritta in occasione di un solstizio estivo in un momento in cui mi sembrava (e purtroppo lo penso ancora) che troppo male avessimo fatto al nostro Pianeta fino al punto di averne anche “guastato” l’estate.

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