Nonostante io professi in maniera appassionata ed incerta la religione di quell’uomo che 2000 anni fa decise di accertarsi, attraverso un breve passaggio, che anche in questo angolino remoto di universo arrivasse un refolo di quella buona novella, di quell’aria nuova, i grandi santuari mi fanno una brutta impressione.Continua a leggere “Figlie di divinità minori”→
Raramente prendo di petto questioni che abbiano a che fare con la cronaca più attuale. Generalmente ho bisogno di tempo per far si che le cose sedimentino dentro di me e, in una maniera o nell’altra, producano un germoglio di pensiero. Questo per lo più produce un effetto anacronistico sui miei post e sul mio blog che immagino portino chi legge a pensieri del tipo: “ma questo esattamente sta questione da dove se la è tirata fuori?”.
Ogni mattina faccio la stessa strada. Inforco la moto, Zaccheo dietro di me, affrontiamo assieme la distanza che separa la nostra casa dalla scuola, dall’ufficio. Apparentemente tutto attorno a noi è uguale ma evidentemente così non è. Altrimenti non si spiegherebbe come ogni giorno i miei sensi percepiscono mille cose nuove e il mio cuore canta un’altra canzone. La meraviglia del ripetersi senza ripetersi, come scrivevo ieri, di cui solo la natura è veramente capace. Forse anche un po’ il desiderio di farci piacere quello che abbiamo. Continua a leggere “Metro quadro”→
Se fossi un abitante di Marte e mi avessero assegnato il compito preciso di contemplare l’universo da questo punto di vista e ad esso restituire consapevolezza credo che passerei tanto tempo in giro per gli incredibili canyon del mio pianeta. Li percorrerei tutti partendo da monte, dal luogo in cui un giorno cominciava a scorrere l’acqua e scenderei a valle, osservando il cielo che si fa sempre più rosso mano mano che la volta della gola si restringe. Giunto a valle di ogni singolo canyon proverei ad immaginare il mare nel quale un tempo sfociavano e passerei ore a giocare sulla sabbia ferrosaContinua a leggere “Se fossi”→
Di selvaggio in selvaggio. I segni del mare, i segni del fiume. I segni nel mare, i segni nel fiume. Alla fine la strada è soltanto un “corridoio non ecologico” fra un selvaggio e l’altro.
In vena di letture relative alla “teoria dei bisogni” mi interrogo su come riappropriarsi dei bisogni “veri” per provare a liberarsi dalla schiavitù di quelli “reali” e mettere piede nel vasto territorio dei bisogni “radicali”, inquantificabili per loro stessa natura.
In un momento in cui anticipiamo anche quest’anno l’Earth Overshooting Day di qualche giorno, in un momento in cui la RAI “rinnovata” pensa bene di eliminare l’unica trasmissione che faceva vera informazione sui problemi ambientali e climatici del nostro pianeta (“Scala Mercalli” che a me in certi momenti sembrava anche abbastanza tiepida, perdonate il gioco di parole, e filogovernativa), io resto fermamente convinto del fatto che se vogliamo recuperare almeno in parte i nostri valori di riferimento in quanto specie, se vogliamo veramente provare a traguardare maggiormente la “qualità” rispetto alla “quantità”, è necessario tornare al Mondo Selvaggio.Continua a leggere “22 cose”→