Distinguere

È interessante osservare come nello svolgersi della storia l’uomo senta il bisogno di sottolineare la differenza dei ruoli anche se la differenza sta solo nel fatto che una volta in quel ruolo c’è stato lui e in un tempo diverso “l’altro”. Quindi sarà carnefice sempre l’altro ed io sempre vittima, oppure al massimo: innocente che subisce. Aggressore sempre l’altro ed io sempre aggredito, l’altro invasore ed io naturalmente invaso. Parole che servono a definire confini netti lì dove invece bisognerebbe tentare una lettura articolata, provare a decodificare un contesto sfumato da sovrapposizioni e incrostazioni storiche dove appunto confini netti non possono essercene. In questo senso, e proprio parlando di confini, secondo me il più riuscito esperimento revisionistico e al tempo stesso semantico in ambito storico è stato fatto da noi occidentali nell’ultimo secolo nel definire una differenza chiara affrontando la questione degli spostamenti di interi popoli (cosa che si replica praticamente da quando esiste l’uomo) da un luogo ad un altro. Lì siamo stati geniali, sintetici ed efficacissimi, non ci siamo nemmeno sforzati di cercare parole nuove, parole diverse appunto. Ci è bastato in questo caso aggiungere (o togliere, dipende come sempre dal punto di vista e dalla differenza che si vuole affermare) una sola e semplice “E”: Emigranti noi, solo migranti loro.

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