Signore delle domande senza risposta,
se mi hai mandato giù per capire qualche cosa
alla fine io credo che qualche cosa la ho capita.
Si tratta di cose piccole:
qualche ago di bussola per non perdermi nella notte,
un paio di lezioni che ho ricevuto dalla vita e che non dimenticherò,
come funziona la bilancia che ti dice senza errore
il peso esatto delle cose.
Signore delle domande a trabocchetto,
se mi hai mandato giù per vedere qualche cosa
direi che di cose ne ho viste pure troppe
e la maggior parte non mi hanno convinto,
non mi sono piaciute.
Che io abbia capito poco ci può anche stare
ma che tu non abbia capito ancora che questa storia dell’uomo
non ha funzionato, veramente mi sorprende.
Signore delle domande oscure,
se mi hai mandato giù per dire qualche cosa
temo di averti preso troppo in parola
e di parole ho finito per dirne pure troppe.
Alcune le ho persino scritte, abitudine che non perdo.
E adesso che mi rendo conto che davvero non ce ne è tante da dire
ti dico che forse l’esperimento può considerarsi concluso
e quello che doveva essere è stato.
Signore delle domande che tornano sempre,
se mi hai mandato giù perché pensavi che avrei dovuto fare qualche cosa
sappi che per lo più non ho fatto un bel nulla.
Mi sono crogiolato, ho rimandato a domani, mi sono arreso
dinanzi a compiti che mi sembravano troppo gravosi.
Non fosse per qualche albero, non fosse per qualche figlio
direi che non ho corrisposto alle tue aspettative
e i miei pochi talenti sono ormai sepolti sotto metri di terra.
Signore delle verità luminose,
se però mi hai mandato giù perché contemplassi e cantassi
la meraviglia del tuo creato,
allora lasciami ancora un poco
e non per il tanto ancora che c’è da contemplare
ma perché io possa ancora una volta
bagnarmi al fiume, respirare il vento in bilico sulla portella,
portare lentamente, incredulo, al naso il fiore del nespolo,
carezzare la guancia, bere alla sorgente,
cantare ancora una canzone in tua lode.