Ogni volta che Stefania (il nostro referente in Tanzania) ci regala una storia da Pomerini (il villaggio dove abbiamo la nostra base logistica) mi si allegerisce il cuore.
“Mentre ancora mi godo le good vibes della giornata trascorsa supportando Fridays for Future insieme a tanti giovani tanzaniani ricevo un messaggio sul telefonino, è di teacher Clemence, uno dei docenti che hanno partecipato alla nostra iniziativa in rappresentanza della Secondary School di Pomerini. Mi invita ad un meeting con il corpo docenti e il preside della scuola allo scopo di presentare le attività e i progetti di Tulime, accetto entusiasta nella speranza di gettare i semi per una nuova e duratura collaborazione con la scuola.
L’appuntamento è stato fissato per questo pomeriggio e infatti il meeting si è concluso da poco. Con mia sorpresa oltre agli insegnanti trovo accomodati in file ordinate, sul prato, circa trecento studenti.
Questo folto quanto inaspettato pubblico mi da una carica fortissima di energia e per le successive due ore mi muovo fra i ragazzi raccontando di Tulime, rispondo a domande, incoraggio suggerimenti e critiche e pianifico collaborazioni.
L’interesse maggiore viene suscitato dal nostro impegno a tutela dell’ambiente. Mentre racconto del clean up organizzato con i bimbi e i genitori di Tupo Pamoja molti studenti annuiscono. Mi lancio nella descrizione delle origini di Tulime sull’altopiano, la riforestazione. Subito un ragazzo dei più grandi solleva la mano, gli do la parola e mi chiede a bruciapelo:
– perché avete smesso di piantare alberi?
– Chi ti dice che abbiamo smesso? Ci siamo presi una pausa ma stiamo per ricominciare. E’ soddisfatto della risposta, accenna un applauso.
Spiego come Tulime anche nelle piccole cose tenti di avere un impatto il più possibile vicino allo zero sull’ambiente. Racconto agli studenti che i nostri volontari internazionali devono usare le saponette e se scelgono invece prodotti con confezioni di plastica devono riportarsele indietro anche a costo di riempire tutta la valigia di flaconi invece che di souvenir, ridacchiano.
Decido di confessare che fino a pochi giorni fa ogni volta che abbiamo fatto la spesa al mercato siamo stati schiavi delle famigerate buste nere che fanno ormai da triste ornamento a ogni albero, arbusto, fiume o campo di mais, il vento le trasporta su e giù per l’altopiano finchè non si impigliano da qualche parte e lì rimangono a monito non biodegradabile della nostra stupidità. Confesso ma aggiungo che dopo FRIDAY abbiamo deciso di far produrre dai sarti di Mani d’Africa delle grosse sporte di kitenge e dotarci di contenitori non usa e getta e che da sabato saremo felici di rispondere NO GRAZIE alle buste ogni volta che acquisteremo qualcosa.
Concludo sottolineando che Tulime non lavora per le comunità ma insieme alle comunità e che ognuno di loro è benvenuto qualora dovesse sperimentare un periodo di volontariato con noi. Nessuno batte ciglio, penso che sul volontariato non li ho convinti. Ringraziamenti di rito, saluti e mi avvio verso casa con la gola secca e un desiderio disperato di bere dell’acqua, fa un caldo infernale. Quando sono ormai uscita dal cancello della scuola sento chiamare, mi volto e vedo una quindicina di studenti che mi segue, vogliono altre informazioni sul volontariato, sono interessati. Ci sediamo sotto un albero e mi raccontano a grandi linee i loro progetti per il futuro e un pò anche i loro sogni. Gli do appuntamento a domenica mattina per un te e un’altra chiacchierata, per capire come possiamo lavorare insieme. Sembra che quest’estate non ci sentiremo troppo soli”.