16 modi di dire “Benvenuto”
(grazie a Elena, studentessa della Sapienza, che a Pomerini sta raccogliendo materiale per la sua tesi).

“KARIBU! BENVENUTO!

E’ la prima parola in Swahili che ho sentito arrivata all’aeroporto di Dar es Salaam incuriosita e cosparsa di repellente anti zanzare.

E’ la prima sensazione che ho provato arrivata a casa Tulime dopo un viaggio in auto con mr Mazengo che speravo finisse il più presto possibile a causa delle troppe buche e un po’ di terra di troppo.

E’ la percezione che ho avuto la prima volta che mi sono seduta nel lungo tavolo che ci accoglie tutti per pranzi e cene durante le quali si finisce per parlare inevitabilmente di cibo (e di quante volte si è andati in bagno durante il giorno).

E’ la speranza di andare a piazza Baagia (così detta da Coco) e trovarne abbastanza da placare la fame mattutina.

E’ la gioia che provo ogni volta che vedo i bambini del centro Tupo pamoja mentre rincorrono i grilli e li fanno lottare (o se sei Mefiu li regali a Ludovica).

E’ la vivacità che mi ha trasmesso Fikiri la prima volta che l’ho vista ballare insieme a Marco con un movimento di bacino da fare invidia.

E’ il gallo che dal 13 luglio puntualmente ci sveglia ogni mattina.

E’ la parola che ho sentito dire più spesso a Mama Ima quando nelle giornate fredde e a volte un po’ malinconiche di luglio, ci facevamo consolare da una tazza di te caldo preparata da lei e da qualche chapati di troppo.

E’ la felicità negli occhi di Maria dopo essersi vista con il suo cappellino nuovo.

E’ la meraviglia che provo ogni mattina quando io Geni e Chiara, armati di fogli bianchi e penne, ci intrufoliamo nella vita (e nelle case) delle persone del villaggio di Pomerini per fargli qualche domanda che ci aiuterà a scrivere la nostra tesi.
E’ la pazienza con cui rispondono ai nostri interrogativi mentre le loro mani sono intente a preparare il pranzo o fare il bucato.

E’ il sorriso dei bambini che incontro per strada ogni giorno e che insistentemente dicono “ciao” in coro.

E’ il 28 del mese, giorno di mercato, in cui Pomerini si popola di stoffe, vestiti e di una musica assordante che fa da sottofondo ad un via vai di persone.

E’ il sorriso timido di Regina ogni volta che le faccio una linguaccia.

E’ il tramonto stupendo che ci accompagna quando, munite di torce, torniamo a casa dall’ufficio.

E’ l’allegria con cui da due mesi (non tutte le sere eh!) vado a letto dopo una battuta di troppo di Ludo.

E’ lo stupore di sentirsi a casa.”

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