Immagino che anche youtube funzioni attraverso particolari algoritmi come per facebook.
Eppure “alla mia età” è difficile che muovendosi per associazioni riesca a propormi qualche cosa di nuovo e che mi piaccia. Qualche cosa che in sostanza tocchi le corde della mia sensibilitù musicale romantica, melodrammatica, armonica e crepuscolare.
Molti dei miei amici liquiderebbero la cosa in maniera molto più semplicistica dicendo che a me piace solo “musica tascia”.
Io per parte mia tanti anni fa ho fatto la mia scelta: una vita è troppo poca per disperderla su troppi generi e quindi…musica classica e musica italiana (con qualche eccezione esterofila), per il resto ci si penserà nella prossima vita.
Nonostante tutto ieri mentre lavoravo ho messo una di quelle compilation random dei Beatles e mi sono posto in ascolto per forza di cose distratto.
A un certo punto ho sentito che l’intelligenza musicale collettiva aveva inserito nel mezzo qualche cosa che voleva io considerassi, aleggiava una specie di frase non detta del tipo: “se ti piace uno tascio come John Denver deve piacerti per forza uno come questo…come è che non me lo chiedi mai?”.
E così per la prima volta ho sentito e scoperto Don Mclean.
Ho sentito “Vincent” e poi la ho risentita e poi l’ho sentita nuovamente e poi la ho postata su facebook e poi l’ho sentita ancora cinque volte e poi ho sentito “I love you so” e poi nuovamente Vincent e li a chiedermi come era possibile che in tutta la mia vita e soprattutto in tutto il tempo nel quale all’intelligenza collettiva non sfugge di proporci quotidianamente tutto il peggio e tutto il meglio dell’ingegno umano la mia strada non avesse mai incrociato quella di Don Mclean.
Ho fatto un po’ di ricerche, ho scoperto chi era e chi è, cosa aveva fatto, ho anche scoperto che “Vincent” era uno dei pezzi contenuti nel suo album più famoso “American Pie” pubblicato nel 1971.
Poi ho scoperto anche che in quegli anni forse il suo lavoro non era molto conosciuto in italia se non presso alcune nicchie di ascolto delle quali io allora “ottenne” non potevo ancora fare parte ma che nel 1973 “Vincent” era diventata la sigla di uno sceneggiato televisivo che in Italia era stato un grande successo: “Lungo il fiume e sull’acqua” (titolo che riecheggia “l’emingueiano” “oltre il fiume e tra gli alberi” ma che con questo non ha nulla a che fare essendo piuttosto l’adattamento di “The other man” di Francis Durbridge).
E li nuovamente a chiedermi come mai non ricordassi nemmeno lo sceneggiato anche considerato il fatto che mia madre era una grande appassionata di queste cose sospese fra il giallo e l’horror all’italiana e che proprio nel 1971 mi aveva terrorizzato con ” Il segno del comando” che lei aveva spietatamente seguito scena per scena mentre io le stavo attaccato in braccio in stile cozza con gli occhi chiusi e le orecchie tappate.
E poi ho capito. Ho visto che tutto succedeva nel 1973 e che quell’anno corrispondeva ad un cortocircuito della mia vita, ad una falla temporale. Il mio anno orribile, l’anno della malattia di mia madre, l’anno passato fra medici, giornate passate nella sala d’aspetto del Niguarda, ad attendere “non si sa cosa” in quella pensionicina di Milano.
A me, primo figlio di quella generazione di “televisionomani” non sarebbe potuto sfuggire se non fosse che ero impegnato in altro e se non fosse che lei, l’appassionata di sceneggiati, era impegnata in “ben” altro.
Oggi, dopo 45 anni, questa canzone bellissima, questo uomo dalla voce angelica arriva alle mie orecchie e, con estrema facilità, al mio cuore.
Ed è un dono bellissimo, come di un frutto improbabile maturo e da raccogliere al ramo in una stagione impropria, come il sogno di un giardino dimenticato eppure rimasto intatto, come un orsetto di plastica lasciato sul tavolo di una casa abbandonata in dono per i miei bambini.
La canta sempre il mio compagno che ha lo stesso nome della canzone, bella davvero
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deve essere bello chiamarsi così e potere contare su una canzone così bella che lo accompagni nella sua vita…fra l’altro c’è anche una bellissima canzone di Francesco De Gregori che contiene il suo nome…
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Ti ringrazio davvero per avermela fatta conoscere 🙂 il testo è di una bellezza infinita! Il quadro, la melodia e la poesia… grazie ancora 😀
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è vero…io sono rimasto fulminato. Parole meravigliose (molte delle quali provengono direttamente dai titoli delle opere del pittore)…una voce meravigliosa…bellissimo.
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io ascolto un pò di tutto perchè non mi piace fissarmi su un genere… ma che sia musica rock, classica, rap o pop… dovunque le parole devono avere una loro anima e avere un posto nel loro mondo… e in quella canzone c’è tutta l’essenza del pensiero… magari nei musei potrebbero mettere qualche bravo cantante a spiegare la bellezza di un quadro tramite la musica… sarebbe bello 😀
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quello che dici io la chiamo “interpretazione culturale”…sarebbe veramente un’idea eccezionale…emozioni incrociate…
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quando ero educatore all’Azione cattolica, accostavo sempre alla mie chiacchierate con i miei ragazzi la parola, alla musica e alle immagini, solo così era tutto più speciale anche se a volte bastava solo la musica per suscitare in loro una profonda emozione 🙂
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è proprio il caso di dire che le nostre anime hanno tante corde…
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