Il mondo selvaggio sgomenta gli esseri umani che con esso hanno perduto qualunque relazione.
Lo sgomento però non è dato dal sentirsi troppo piccoli ed inadeguati per affrontarlo, ma da una considerazione ipertrofica di se stessi che porta gli uomini a percepire il mondo selvaggio come un luogo che non offre appigli, percorsi, vie di passaggio ad esseri così “grandi”.
La montagna, vista da lontano, sembra un unicum imperscrutabile. Il bosco visto da lontano offre una visione di se che non consente di individuare il sentiero, scorgere un passaggio.
L’alpinista umile sa che non è così. Sa di essere piccolo e che a tanta piccolezza il mondo selvaggio risponde offrendo un gradino li dove sembrava esserci solo una parete inviolabile, consentendo il passaggio li dove sembrava esserci soltanto una boscaglia impenetrabile.
Il mondo selvaggio lo sa che siamo piccoli ed ha per noi appiggli, ha per noi spuntoni sui quali le nostre mani o i nostri piedi possono trovare una presa sicura, ci regala sentieri leggeri come tratti di matita su un foglio, sicuri come solo i sentieri che portano all’acqua sanno essere.
Se abbandoniamo il nostro punto di vista distaccato e ci approssimiamo, consapevoli del nostro essere minuscoli, nel cuore del mondo selvaggio ci accorgeremo che per noi esisterà sempre un passaggio, un sentiero pervio, una cengia al riparo della quale trascorrere la notte.
Sacrosanta verità! ❤
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Per la verità temevo che quello che ho scritto fosse incomprensibile…
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A me non sembra. 😀
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mi sento confortato…
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Sarà che io sono un’animale selvatico. 😉
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questo ti mette indiscutibilmente dalla mia stessa parte…
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😀😊
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