Stasera sembra una di quelle

Stasera sembra una di quelle con il paese acceso davanti, disteso come presepe, e la casa calda alle spalle che non la vedi ma sai che c’è e ci sarà sempre come loro due che ami di un amore bambino e che ti seggono accanto.

Stasera sembra una di quelle con il fuoco lontano dalle tende, ed è li che devi stare, da solo, e la fiamma garrisce al vento come fosse bandiera e ti pare di avere capito il primo significato delle cose.

Stasera sembra una di quelle con un vento caldo che non ti aspettavi e puoi stare disteso nell’erba asciutta con la Sibilla oltre la gola che misteriosa scruta te e i tuoi compagni.

Stasera sembra una di quelle passate sul tetto e sotto il cielo della casa abbandonata a farsi scorrere addosso tutto il firmamento, e a sentire lontano, forse, il fiume che scorre e nel quale domani ti immergerai.

Stasera sembra una di quelle sere in cui il bosco si chiude attorno e ancora non abbiamo trovato la fonte, e si sta facendo tardi, e come faremo senza acqua, e poi ecco l’odore che conosci bene e la gioia liquida che giunge a chetarti l’anima.

Stasera sembra una di quelle che trascorrono sulla cupola della casa dell’acqua a bere il nettare della terra e in silenzio che tanto le parole non servono che ad indicare una stella, riconoscere un profumo, augurarsi la buona notte.

Stasera sembra una di quelle sere di vigilia nelle quali si chiede al Signore un dono impossibile: ancora un po’ di tempo, ancora un po’ di forza per celebrare la sua Pasqua nella certezza di potere tornare, una volta ancora, in tutte quelle sere.