Se potessi scegliere l’ultimo giorno vorrei che fosse un giorno come questo.
Con le ciaspole e le racchette preparate già dal giorno prima in terrazza. Lo zaino riempito come si deve con il cibo e l’acqua e gli abiti caldi di ricambio.
E poi il cielo che si pulisce piano e brandelli di azzurro che si fanno strada fra un’improbabile caligine marzolina.
E cominciare il viaggio attraverso la citta assonnata, prima, e dopo alla volta delle montagne che comiciano ad apparire ad oriente.
La strada lungo l’Imera con meno acqua di quanto non ci aspettassimo, e sopra le tre cime con meno neve di quando non ci aspettassimo, e un poco di tristezza per l’occasione che forse abbiamo mancato.
Attorno la campagna che esplode di una primavera troppo precoce, e i campi di acetosella e i carciofi a perdita d’occhio.
Se potessi scegliere l’ultimo giorno vorrei che fosse un giorno come questo.
La strada da Tremmonselli e le curve impresse in una memoria che non scolorisce, una per una come fossero le linee della mia mano.
Polizzi bella fra le ultime nevi e le Quacelle e li la neve è di più e allora forse torna la speranza.
E poi a Portella Colla e nuovamente “niente lasciamo le ciaspole in macchina che non serviranno”, e il sentiero che gira attorno al monte e li la neve aumenta ed è morbida e allora io e Zac a rotta di collo giù nuovamente a prendere l’attrezzatura.
E salire piano con il piccolo che si lamenta sentendo il rumore che fanno le ciaspole ogni volta che il tallone si stacca dal supporto.
E tracce da non condividere perchè tanto sai che se ne stanno accorgendo tutti, e il catalogo completo di tutte le foglie secche incastonato sul manto nevoso, e l’acero campestre, e il faggio, e l’agrifoglio.
E il vento sulla portella, l’ultimo sfrozo e vediamo l’immensa dolina. Pochi passi ancora e ci fermiamo sotto le scogliere dell’antico mare e un faggio come sentinella che sembra tenere da solo tutta la montagna.
Se potessi scegliere l’ultimo giorno vorrei che fosse un giorno come questo.
E condividere il cibo, i piedi scalzi, io a maniche corte ché fa veramente caldo, il pane, le olive, l’acqua fresca, lo sguardo che si apre a cogliere tutto, e “forse potevamo continuare un poco fino al rifugio”, e “no che poi i Piccoli devono pure tornare”.
E riposarsi un poco, senza parole, appoggiarsi, ridere, fare qualche foto, sentire un vento nuovo che giunge da un’altra direzione e dire, guardando in alto, “il tempo sta cambiando” sapendo che è vero perché oramai hai imparato e poi hai anche visto le previsioni.
E rivestirsi, il tentativo di mettere un paio di guanti al posto delle calze al Grande che si è bagnato i piedi, e riprendere la strada.
E la discesa è dolce e Vera è sempre davanti e non era così prima e capire quanto resistente e forte sia diventata adesso. E il Grande non ha più il broncio perchè la montagna vince sempre il nostro cuore e nel suo adesso splende un cielo simile a quello che ci carezza i capelli.
E il Piccolo con i guanciotti rossi che arriva sempre ultimo e ci rimprovera perché non lo aspettiamo, e i fuori pista eroici e non perdere consapevolezza un solo attimo che se è l’ultima volta mi devo ricordare ogni singolo secondo.
Fare silenzio dentro per non perdere il contatto, tessere i fili con quello che mi circonda, avvertire il vento, sentire gli odori, permettere ai ricordi una breve visita alla mia anima che vuole esistere “qui e adesso”.
E poi gli ultimi tornanti, le foto con l’autoscatto, smemorati del tempo e del dopo, il Piccolo che poco prima di arrivare mi chiede di dargli la mano.
Gli ultimi metri assieme, e sentire la fatica chè il mio cuore c’è ancora, e ci sono ancora i miei polmoni, e ancora le mie gambe.
Il vento forte del pomeriggio, le cose bagnate da sistemare in macchina, il motore che parte e scivolare lentamente fra le curve che portano a valle e sotto il mondo immerso nella nebbia leggera dell’ultima neve che sta evaporando.
Se potessi scegliere l’ultimo giorno vorrei che fosse un giorno come questo.
Quanta poesia…
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Grazie Antonella…
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Eravamo nello stesso posto! a condividere lo stesso bel giorno
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L’ha ribloggato su adoraincertabloge ha commentato:
E’ questo il tempo. In una maniera o nell’altra.
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