[…]- …Sabato, ventisei, di un colpo inopinato,
il sir di Bergerac è morto assassinato.
(si scopre, lasciando vedere il capo tutto avvolto di bende)
ROSSANA
Che dice mai? – Cirano! – Da tante bende stretto…
che v’han fatto? Perché?
CIRANO
«Cader la punta al petto,
con un colpo di spada, da un pari eroe ferito?»
– Quest’io dicevo!… Il mio destino m’ha schernito!…
E mi uccide, alle spalle, in un tranello indegno,
per opera di un servo, un troncone di legno.
Benissimo. Avrò tutto mancato, anche la morte?
RAGUENEAU
Signore!
CIRANO
Ragueneau, non pianger così forte!…
(gli stende la mano)
Qual è ora, mio buon collega, il tuo mestiere?
RAGUENEAU (lagrimando)
Smoccolo… le candele al teatro «Molière».
CIRANO
Molière!
RAGUENEAU
Ma vo via diman, sono indignato.
Ieri, nello «Scapin», vidi che vi han rubato
tutta una scena!
LE BRET
Tutta!
RAGUENEAU
Sissignore, il famoso
«Ma che diavolo andava a fare?…»
LE BRET
Il glorioso
Molière ti ha plagiato?
CIRANO
Silenzio! Egli ha ben fatto!…
(a Ragueneau)
E la scena produsse molto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando)
Ah, che scatto
d’ilarità, signore!
CIRANO
Ecco il destino mio:
far da suggeritore, – e meritar l’oblio!
(a Rossana)
Ricordate la sera in cui nell’ombra nera
Cristiano vi parlò? È tutta in quella sera
la mia vita. Ed intanto che in fondo io son restato,
altri a cogliere il bacio della gloria è montato!
È giusto, ed io consento sull’orlo dell’avello
che Molière ha genio, che Cristiano era bello! (Suona la campana: si vedono passare,
in fondo le suore che vanno all’ufficio.)
Che vadano a pregare come vuol la campana!
ROSSANA (per chiamare)
SorelIa, qua, sorella.
(le suore sono entrate nella cappella, suona l’organo)
CIRANO (trattenendola)
Non chiamate, Rossana.
Non mi ritrovereste, al ritorno; ci siamo.
Sol mi mancava appunto questa musica…
ROSSANA
Io vi amo, vivete!
CIRANO
Ahi, nella favola solamente si dice
che, udendo dirsi: io t’amo, il principe infelice,
fuse la sua bruttezza il sol delle parole.
Ma tu t’accorgeresti che per me non v’è sole!
ROSSANA
Io vi resi infelice! Io!
CIRANO
Voi? Di tutte ignaro
dolcezze femminili, non alla madre caro,
privo d’una sorella, cresciuto nel terrore
dell’amante dall’occhio sarcastico, il mio core
per voi ebbe un’amica, almeno. Voi faceste
passar nella mia vita il fruscio di una veste.
LE BRET (mostrandogli il chiaro di luna che attraversa le rame)
E l’altra amica tua, ti reca il suo saluto.
CIRANO (sorridendo alla luna)
Vedo.
ROSSANA
Un essere solo amavo, e l’ho perduto
due volte!
CIRANO
Io monterò nell’opalina luna,
Le Bret, senza il soccorso di macchina veruna.
ROSSANA
Che dite?
CIRANO
Sì, lassù, ve lo dico io,
mi manderanno a fare il paradiso mio.
Più di un’anima cara esser vi de’ in esilio,
troverò Galileo con Socrate a concilio.
LE BRET (ribellandosi)
No! no! Sarebbe troppo stupido, troppo ingiusto!
Un tal poeta! Un cuor così grande, sì augusto
morir così… Morire!…
CIRANO
Su, brontolone!
LE BRET (scoppia a piangere)
Oh, amico!
CIRANO (alzandosi, gli occhi smarriti)
Questi sono i cadetti di Guascogna!… – Sì, dico…
La massa elementare… Eh, sì… Ma questo è il punto!
LE BRET
La sua scienza!
CIRANO
Copernico ci lasciò detto appunto…
ROSSANA
Ahimè!
CIRANO
Ma che diavolo, andava a far, che c’era,
che mai ci andava a fare egli in quella galera?
Astronomo, filosofo eccellente.
Musico, spadaccino, rimatore,
Del ciel viaggiatore
Gran maestro di tic-tac.
Amante – non per sé- molto eloquente
Qui riposa Cirano
Ercole Saviniano
Signor di Bergerac,
Che in vita sua fu tutto e non fu niente!»
Io me ne vo… Scusate: non può essa aspettarmi.
il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi.
(ricade, il pianto di Rossana lo richiama alla realtà:
egli la guarda, e carezzandole i veli)
Io non vo’ che tu pianga meno il tuo seducente,
il buono, il bel Cristiano. Io voglio solamente
che, quando le mie vertebre avrà dóme il gran gelo,
un duplice tu dia senso al tuo nero velo,
e che il suo lutto sia anche un poco il mio lutto.
ROSSANA
Io vi giuro!…
CIRANO (scosso da un lungo fremito, si rialza subito)
Non qui seduto, non del tutto
dómo.
(Vogliono sorreggerlo.)
Niun mi regga!…
(addossandosi all’albero)
L’albero basterà.
(pausa)
Ella viene. I miei piedi già son di marmo.
Già ho di piombo le mani.
(raggiante)
Ma poi ch’è per la strada,
voglio aspettarla in piedi…
(tirando la spada)
E con in man la spada!
LE BRET
Cirano!
ROSSANA (che quasi vien meno)
Ahimè, Cirano!
(Tutti indietreggiano spaventati.)
CIRANO
Ella guarda…Mi pare…
che la Camusa ardisca il mio naso guardare!
(levando la spada)
Che dite?… È vana… so… la resistenza adesso,
ma non si pugna nella speranza del successo!
No, no: più bello è battersi quando è invano. – Qual fosco
drappello è lì? – Son mille… Ah, sì, vi riconosco,
vecchi nemici miei, siete tutti colà!
La Menzogna?
(tirando colpi nel vuoto)
Ecco, prendi!… Ecco, ecco la Viltà
ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!
(tirando puntate)
Che io venga a patti? Mai! – Ed eccoti anche te,
Stoltezza! – Io so che alfine sarò da voi disfatto;
ma non monta: io mi batto, io mi batto, io mi batto.
(fa immensi molinelli con la spada. Poi si ferma affannoso)
Voi mi strappate tutto, tutto: il lauro e la rosa!
Strappate pur! Malgrado vostro, c’è qualche cosa
ch’io mi porto (e stasera, quando in cielo entrerò),
fiero l’azzurra soglia salutarne io potrò);
ch’io porto meco, senza piega né macchia, a Dio,
vostro malgrado…
(si slancia, la spada levata)
(La spada gli cade di mano, egli barcolla e cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau)
ROSSANA (piegandosi sopra di lui e baciandogli la fronte)
Ed è…?
CIRANO (riapre gli occhi, la riconosce, e sorridendo dice)
Il pennacchio mio!
(muore)
Scena immortale! Pezzo bellissimo, grazie di averlo riportato. E il pennacchio si, non è da tutti…
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Un pezzo “storico” .
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proprio così…
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