Le due bioregioni che quotidianamente abito sono come due bolle. Due bolle che condividono uno spicchio, che hanno uno spazio in comune.

E’ lo spazio compreso fra le due gallerie che mettono le due bioregioni in collegamento.

E’, di suo, una specie di microbioregione, un canalone calcareo che dai monti che individuano il confine fra le due bioregioni, scende fino al mare.

E’ una terra di mezzo, un luogo di passaggio, una zona franca, il mio personale spazio neutro di negozziazione.

Fra le temperature delle due bioregioni ci sono oggi 4 gradi di differenza? E’ li che sento cominciarsi a intepidire l’aria passando da una galleria all’altra.

In una bioregione sta piovendo e nell’altra no? E’ in quello spazio che cominciano a giungere le prime gocce che mi bagnano il volto.

Da una parte splende il sole e dall’altra grosse nuvole nere si accalcano in cielo? E’ durante quell’attraversamento che avverto una vibrazione nell’aria, che un velo si frappone fra me e l’astro.

Nella mia bioregione è ancora notte e nell’altra già il sole è salito sopra l’orizzonte? La terra di mezzo mi dona un tempo crepuscolare che è fuori dal tempo.

Ma soprattutto lo spazio fra le due bolle è quello nel quale ogni giorno reimparo a parlare il dialetto dell’altra bioregione.

Il Pianeta che comunica quotidianamente attraverso il suo linguaggio universale, nell’incontro con le valli fluviali definisce ogni volta un dialetto specifico, buono all’interno di ogni valle, per parlare e comprendere i termini della vita in quel luogo.

Un dialetto utile a parlare di cibo e allora in una delle bioregioni saranno racconti di mandarini e nell’altra di limoni.

Un dialetto buono a parlare di vento e in una sarà una storia di tramontane e nell’altra di maestrali.

Un dialetto funzionale a discutere di acque e sarà quindi racconto delle fonti dell’Oreto in una e nell’altra storie dei pozzi di Carini.

Ogni mattina, nel mio trasferiemnto, e soprattutto in quel luogo di transizione, io smetto il dialetto della bioregione che ospita la mia casa e in pochi secondi rispolvero quello della bioregione nella quale lavoro per avere parole ed argomenti da scambiare con gli altri abitanti di quel posto.

Per potere discutere di quelle belle nuvole cilestrine, di quella pioggia che porta l’odore della Kumeta e del Garrone, di come, oggi, la temperatura sia mite.

3 pensieri su “Due bolle e uno spicchio

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