Si fa sempre più stentorea la voce di chi sostiene che la cucina sia una forma d’arte.
Se così fosse, coloro che sostengono questa tesi dovrebbero, con voce almeno forte altrettanto, sostenere di conseguenza che è necessario creare delle realtà, alla stregua di quelle museali, all’interno delle quali, nazioni che si definiscono civili e democratiche rendano il frutto di quest’arte disponibile a tutti a costo zero o, come si diceva un tempo, pagando unicamente un “prezzo politico”. Sarei veramente felice di potere vedere la nascita di istituzioni museali sul cibo e la cucina (non parlo di situazioni tipo “Fico”, il parco di divertimenti sul cibo a cura di Eataly che sta aprendo i battenti a Bologna) all’interno delle quali tutti (soprattutto quelli che ne hanno realmente bisogno) possano entrare e nutrirsi gratuitamente con cibi d’alta cucina.
Personalmente ritengo però che la cucina non è e non può essere definita un’arte e questo perché, affezionato come sono alla mia Piramide di Maslow, non credo che si possa parlare di arte li dove risiedono i bisogni primari.
Risolviamo una volta e per tutte il problema della fame nel mondo e allora anch’io sarà disposto ad aprire un dibattito circa la possibilità di fare assurgere la cucina a dignità d’arte.
Lo dichiaro subito a scanso d’equivoci, per me lo stesso discorso vale per la moda anche se in questo caso ci troviamo davanti un bisogno primario al quale da sempre l’uomo ha risposto non solo in maniera funzionale ma anche attraverso la sua “passione genetica” nei confronti dell’ornamento..
Perché se così non è allora la mia sensazione è che questa storia sia l’ennesima fregnaccia escogitata da qualche servo per vendere la propria merce ad una elite planetaria sempre più ristretta, avida ed onnivora, nella speranza di potere, presto o tardi, accedere anche lui a quella elite.
I bravi cuochi si rassegnino ad essere dei bravi artigiani, che è ruolo assai dignitoso e di cui si sente un forte “bisogno” in questo nostro tempo.
ma l’essere umano non e’ soltanto quell’avida creatura priva di scrupoli ma un coacervo di sentimenti che si manifestano nelle piu’ svariate forme, ed ecco che, pur essendo assolutamente d’accordo con te, l’uomo riesce a fare anche della cucina una “sorta” di arte, magari … deperibile 😄
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se così è deve essere resa disponibile a tutti….
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fai la caponata e portamela 😃😃😃😃
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effettivamente quella che faccio io è veramente un’opera d’arte!!!!!
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l’aspetto con impazienza 😁
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Pur condividendo in linea di massima quello che hai scritto vorrei fare un distinguo.
Premetto che sul cibo ci sono questioni di primaria importanza (come ben sottolinei) e di secondaria importanza; questa viene ancora dopo, è meno importante delle questioni di ‘secondaria’ importanza.
Però non è una ‘definizione’ il ‘grosso’ del problema.
Arte oppure non Arte ?
Diciamo allora che ci sono piatti preparati da Chef Stellati che dispiace toccare (con le posate) e meritevoli di una foto a perenne ricordo; ma che, quando li mangi, servono solo ad ‘aprire lo stomaco’ … sono un aperitivo 😉 (un costosissimo aperitivo).
In linea teorica si può dire quello che si vuole ma in linea pratica non sono atti a soddisfare l’esigenza alla quale (in teoria) sarebbero destinati : non sono atti a sfamare le persone (quindi ben vengano le ‘normali’ trattorie).
Arte dicevamo … un grande quadro è solo un assemblaggio di ‘colori’ e linee ma saperli assemblare rende il dipinto un capolavoro oppure (ad esempio uno fatto da me) una immane schifezza.
Ecco cosa è l’Arte, la capacità di ‘assemblare’ qualcosa di semplice con maestria e fantasia (una cosa che tutti possono fare ma con risultati molto diversi).
In questo senso assemblare ingredienti, profumi, sapori, colori e la fantasia che ci mettono nel farlo, può anche essere considerata una forma di Arte … non lo trovo scandaloso.
Poi però, dopo aver ammirato quei capolavori, andiamo tutti insieme a mangiare al ristorante …
ciao 🙂
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Io invece devo dire che restano fedele a quanto scritto , lo trovo proprio scandaloso.
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Mi hai fatto venire in mente che l’arte della preparazione dei cibi è chiamata “culinaria”: nome buffo, non ti sembra?
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i miei bambini ci si fanno ogni volta delle grandi risate!
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Anch’io e immagino cuochi e cuoche nudi a gambe all’aria.
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Io trovo che ci sia un grande spreco in tutte le manifestazioni di cuochi che fanno “dell’arte” della cucina una fonte economica incredibile.
E la fame circola….
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che è più o meno il mio pensiero…
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