Al fuoco non succede nulla.
Non state a raccontarmi di cenere, di rinascita, di arabe fenici che non frequentano questi cieli, attraversati soltanto dai grandi uccelli di metallo.
Al fuoco non succede nulla.
Tornerà ancora la pioggia a bagnare la terra stanca.
Allora Signore se morire dobbiamo che sia di pioggia e non di fuoco.
Se morire dobbiamo, Signore delle Meteore, lascia il fuoco al cuore della terra, alla corona degli astri, e sommergici con la linfa del pianeta, la linfa di questo soltanto, come già una volta dicono facesti.
E fa che arrivi di notte questa pioggia, con le finestre aperte, che cada pesante e rada prima, che possa confonderla con il vento. Fa che arrivi di notte e sommerga il mondo, ché della terra conosce le più sottili vie e sa allagare ma anche drenare, sa sommergere ma anche ritirarsi nei luoghi suoi: il fiume, il lago, la sorgente, la falda.
Ieri è giunta dalla montagna la ghiandaia. Ne ho riconosciuto il grido e il lampo azzurro delle remiganti. Sembrava impazzita, sembrava persa, in fuga da uno dei boschi in fiamme dell’entroterra. Ha trovato ristoro sui miei lecci. Se lo avessi saputo non avrei piantato altro, ma il senso del tempo non ci appartiene e ad altri semi ho pensato nella mia vita, semi che oggi non so che alberi saranno, e destinati a cosa, in questa estate senza speranza.
Signore delle Meteore ho solo una preghiera per oggi, ed è una richiesta di pioggia. Non lesinarla per quando sarà il tempo e se ancora una volta ritieni che diluvio debba essere fa che anche nuova alleanza sia, ma poni sull’arca solo i bambini, gli alberi e le ghiandaie perché solo loro sanno cosa fare.
Solo a loro fai il dono dell’arcobaleno, ché agli altri sfugge il senso e la meraviglia.
Poi dimmi che non hai il cuore del poeta e del sentimento.
E che arcobaleno sia!
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speriamo davvero…
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