Non ho mai amato le scienze “sistematiche”. La botanica, la zoologia, questa fissazione di dovere imparare a memoria tutti i nomi di esseri viventi ai quali questi nomi li abbiamo dati noi e che se potessero sceglierebbero altrimenti, mi è sembrata sempre attività noiosa e pretestuosa.

I gruppi scortati da appassionate guide naturalistiche attraverso un bosco o un tratto di costa mi hanno sempre fatto un po’ di pena.

Nomi latini che non aggiungono nulla nel tentativo di descrivere un mondo che ha fatto tutto da se nei miliardi di anni che hanno preceduto quei pochi secondi che la cultura umana rappresenta all’interno del lungo giorno universale. No, non hanno mai fatto per me.

Questa mania di distinguere in maniera pedante ciò che la natura ha voluto donarci allontanando invece la nostra percezione dalla precisione genetica, dal dettaglio atomico, quanto basta da restituircela indistinta, vaga, rilevante a livello di sistemi e non di individui, mi sembra che abbia molto a che fare con altre manie di “distinzione” che affliggono il nostro tempo, da quella che ci porta a tollerare interi scaffali ricolmi di innumerevoli “specie” di dentifrici all’interno di un supermercato, a quella che ci porta a non tollerare le poche differenze che esistono fra gli essere umani.

Se, d’altra parte, credo che l’identità sia moneta da giocare al tavolo della relazione personale, mi stupisce come gran parte dell’umanità che mi circonda non sia in condizione di discernere la funzione, tendendo a riportare tutto nel calderone del “ciò che mi fa paura”.

Come è possibile che l’educazione di base nel nostro paese non sembri volersi fare carico di una questione del genere?

Ponendo in premessa che ogni essere vivente ha un senso per se stesso e che ciò che ci infastidisce non è meno degno di vivere di ciò che ci torna utile, non sarebbe già una cosa importante insegnare ai bambini a discernere all’interno della relazione fra l’uomo e gli altri esseri viventi.

Discernere chiaramente un serpente velenoso da uno che non lo è, imparando attraverso la comparazione  quale è la “funzione relativa” dell’uno e dell’altro.

Discernere chiaramente fra uno scarafaggio e uno scarabeo, recuperando, attraverso la comprensione della funzione del secondo la dignità del primo.

Discernere chiaramente fra la vespa e l’ape, per comprendere la differenza fra il carnivoro solitario e il vegetariamo sociale.

Perché, come sempre, la natura è la matrice primordiale, è l’origine, lo stampo, il modello di riferimento, è infine la fucina dell’uomo ed è inevitabile che la nostra capacità di discernimento in ciò che la riguarda finisca il più delle volte per divenire metafora, finisca per produrre una regola umana nello spazio di comprensione che c’è fra una vespa che caccia e un’ape che bottina.

17 pensieri su “Ape e vespa: fra distinguere e discernere

  1. La citazione è sottile, ma io la conosco. Walter da L’Uomo che Avanza di Michele Serra. Daccordo su tutto, ma riconoscere un serpente velenoso da uno innocuo per me non fa differenza… scappo a gambe levate in entrambi i casi.

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    1. Lo so che tu scappi Amore Mio, e sai anche che penso sempre che dovresti invece vincerla questa parola perché poche cose sono belle come entrare in contatto fisico con un essere vivente così diverso da te.
      Il libro di Serra si chiama però Il Nuovo che Avanza!

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  2. scusate se mi intrometto 😄 ma e’ importante conoscere la differenza tra ape e vespa, pochi la conoscono e finiscono con uccidere le povere apine che ultimamente non se la passano proprio bene 😒

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  3. “La televisione ci ha insegnato a vedere la natura come se fosse un film, come qualcosa di immediatamente comprensibile e accessibile, ma è soltanto un’illusione. Nella realtà non c’è la voce dello speaker a spiegare. Quello che in superficie si presenta come arte magnifica e musica dolcissima non è altro, per il non iniziato, che un’impenetrabile massa di vocaboli appartenenti a una lingua straniera. La migliore risposta alla domanda sul perché io raccolga sirfidi è dunque, alla fin fine, che voglio riuscire a capire anche i testi scritti a caratteri minuscoli nell’unica lingua che, a mia memoria, è sempre stata la mia.” da L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjoberg.

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  4. Purtroppo caro Francesco nemmeno gli “adulti” conoscono le differenze da insegnare ai bambini… La natura è un dono prezioso che si può conoscere con tutti i nostri sensi… E te lo dice uno che ha scritto un libro sulle amiche zanzare 😂😂😂😉

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  5. Mio padre era un apicoltore provetto. Aveva anche fatto costruire un’arnia con le pareti di vetro, protette da ante di legno, che serviva per mostrare le api alle scolaresche che venivano nel nostro giardino accompagnate dai loro insegnanti, quarant’anni fa.
    Io avevo disegnato dei grandi cartelli che rappresentavano le api e le vespe, per mostrare agli alunni le differenze ed evitare che uccidessero le api scambiandole per vespe.
    Poi donavamo ad ogni bambino un bicchierino con il miele per fare merenda: pane tostato caldo, un velo di burro e miele di millefiori. Ho ancora molte letterine che i bambini scrivevano a mio padre, con i loro disegni, fotografie e ritagli di giornali, temi e pensierini vari. Fu un’epoca veramente felice. Ora, il nostro giardino è circondato da case, le api sono tutte morte e non si possono più allevare nella nostra zona, a causa della varroa, importata dalle api che apicoltori incoscienti hanno acquistato in Argentina e che hanno distrutto il patrimonio naturale della nostra zona.

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