Ma la bioregione è un’isola o un continente?

Fortunati sono coloro che al centro della propria bioregione hanno un rilievo, un monte che gli consenta, con un’unica occhiata, di abbracciare tutto il bacino.

Un monte alto abbastanza da sovrastare la piana, da gareggiare in altezza con i colli, da non essere troppo sottomesso ai monti sul confine.

Un monte ancora intatto per doti d’asprezza, verticale a settentrione ma che si presti all’ascesa degli umani a mezzogiorno.

Un monte che sia residuo di antiche barriere coralline, dente ben piantato nella polpa della bioregione di cui è ombelico, ricoperto da una macchia ancora capace di raccontare storie di olivastri ed euforbie.

Infinito campo di giaggioli, territorio franco per uccelli e conigli, campo carsico, perfetto campionario di karren e campi solcati.

In una tiepida e assolata vigilia di Natale con i bambini ci siamo presentati alle sue pendici e lui ci ha dato il permesso di salire.

Una rampa dopo l’altra siamo giunti in cima, una merenda dopo l’altra.

Per scoprire, Robinson del nostro tempo, che la bioregione è, sempre e contemporaneamente, isola e continente.

5 pensieri su “Monte Columbrina: fortunati sono gli uomini…

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