Il mio corpo è un filtro, è una membrana permeabile, porosa, dotata di una bocca e del senso del gusto.

In questa condizione semplificata, da sempre, amo incrociare il ciclo dell’acqua in punti improbabili del suo fluire circolare.

L’acqua che dalle grondaie scendeva dentro i bidoni azzurri della missione di Pomerini.

Quella lenta ed ipogea di Su Gologone e quella irruenta della Fontaine de Vaucluse.

L’acqua cristallina da bere sporgendo il viso dal canotto dentro il Bue Marino.

Lo stillicidio rossastro dalle stalattiti all’Abisso del Vento.

Lo zampillo dalla roccia a Fiumedinisi come se da li fosse passato Mosè con il suo bastone.

L’acqua biancastra della Fonte di Acqua Latte, sostituita nel gusto, qualche chilometro dopo da quella dolce dell’Acqua Menta lungo la dorsale dei Peloritani.

Il sapore del ferro dalla sorgente della Massariotta nel giorno che per sempre ha dato significato nella mia mente al verbo “dissetarsi”.

Bere senza stancarsi ai bevai di Polizzi, dell’Acqua Nuova a Gangi, del Tredici Luci a San Carlo.

Cercare quella fonte in Toscana e del fango fare acqua buona per una sete difficile da soddisfare.

Tuffarsi e bere, e farlo contemporaneamente, dell’acqua gelida di quel laghetto sul Monte Rosa.

Inzuppare il pane nell’acqua del Fiume Sosio come mi ha insegnato a fare mio figlio.

Aprire la bocca e fare entrare le gocce della pioggia che come si sa sanno sempre di fragola e di limone.

Calare una borraccia dentro la cisterna di un Dammuso sotto il Passo del Vento e tirarne fuori il frutto del paziente lavoro di una casa che prima di tutto esiste per raccogliere l’acqua.

Bere l’acqua fresca che viene fuori dalla condotta mentre sei immerso dentro il bevaio al Passo del Lupo.

Prendere l’acqua con le mani a coppa alla sorgente nel mio “qui e adesso” e berla ed offrirla alla persona che più amo.

Distendermi carponi sul greto dell’Anapo e contro corrente lasciare che l’acqua fluisca direttamente dentro la mia bocca.

Offrirmi del tutto poroso all’insistente battere dell’acqua del Cataolo e in essa perdermi, ed in essa ritrovarmi.

5 pensieri su “Poroso

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