La mia centralina meteo mostra sul suo display una nuvoletta con sotto una cortina di pioggia. So che racconta una bugia.

Il fatto è che si tratta di uno strumento senza mezzi termini e racconta la storia che può costretta nella sua sintesi tecnologica.

Avessi visto quell’icona ad agosto avrei capito che voleva dirmi: “ma figurati…non vedrai una sola goccia di pioggia durante tutto il giorno…ti aspetta invece una giornata di scirocco. Ma io come facevo a dirti in pochi pixel che anche lo scirocco produce un forte abbassamento della pressione (o forse è l’abbassamento di pressione che produce lo scirocco?) se nemmeno i meteorologi della televisione lo capiscono?”.

Ma l’icona è apparsa stamattina, sul mio cielo di ottobre. E già prima di uscire conoscevo la storia che la mia centralina dal lessico esiguo voleva raccontarmi, sapevo quello che avrei visto. 

Cirri a pennellare il cielo a sud, sopra le montagne. Una teoria di cumuli che disciplinati giungono da oriente e da brave nubi britanniche si dispongono in fila lungo il confine dell’orizzonte.

A distanza di sicurezza un cumulo strato a fare da cappello alle Madonie già immerse nel loro autunno.

Strati su Palermo fino a che il sole non li scioglierà lasciando spazio ad un azzurro glorioso.

Il cielo di ottobre sciorina tutto il suo campionario di nuvole e di azzurro.

E’ come musica in cui non esistono note senza intermezzi di silenzio, non esiste il silenzio senza  il clamore delle note.

 

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