Lo ho già scritto in un post di qualche tempo fa: andare in moto mi aiuta a pensare. Mi riattiva l’ispirazione, anche se i risultati sono quelli che sono. Credo che sia dovuto alla grande quantità di sensori (tattili, olfattivi, uditivi) che offro al contatto con l’aria, all’ambiente fuori da me. Una specie di compressione del mio corpo che fa si che il mio cervello secerna qualche cosa. Un effetto “tubetto di dentifricio” insomma.

Questo è il prodotto di stamattina, percorrendo la strada di sempre che però ogni giorno è nuova.

Questa volta però c’è una cosa che vorrei chiedere ai miei lettori. Nutro tanti dubbi su questo testo ma in particolare non riesco a decidermi circa l’ultima strofa. Le metto entrambe e vi chiedo di consigliarmi su quale è per voi la migliore.

Mut(e)azioni

Un cielo conteso

a corona dei monti,

in un tempo sospeso

a sospendere i conti.

Un mare incompreso

fra il dileggio dei ponti

sotto un vento inatteso

a seccarne le fonti.

Una terra sottesa

alle voglie di tanti,

la mattina si è arresa

alle nuvole, ai canti.

oppure

la mattina si è accesa

con le nuvole e i canti. 

 

 

16 pensieri su “Mut(e)azioni

  1. anch’io preferisco la prima versione perché mi dà un senso di affidarsi, pur sempre attivo, partecipato, alla vita

    la seconda versione, però, rende altri sensi…

    ci sono casi in cui mi piace tenere più versioni. Non so se ci hai fatto caso. A volte riprendo parole uguali o mutandole in parte

    non so se ti può tornare utile come suggerimento…

    Ultima cosa: ah! non sono l’unica a scrivere sulla due ruote 🙂 A me accade in bici. Molte cose le ho abbozzate o proprio scritte così

    buona giornata

    alla prossima

    "Mi piace"

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