Se fossi un abitante di Marte e mi avessero assegnato il compito preciso di contemplare l’universo da questo punto di vista e ad esso restituire consapevolezza credo che passerei tanto tempo in giro per gli incredibili canyon del mio pianeta. Li percorrerei tutti partendo da monte, dal luogo in cui un giorno cominciava a scorrere l’acqua e scenderei a valle, osservando il cielo che si fa sempre più rosso mano mano che la volta della gola si restringe. Giunto a valle di ogni singolo canyon proverei ad immaginare il mare nel quale un tempo sfociavano e passerei ore a giocare sulla sabbia ferrosa

Se fossi un abitante di Saturno e mi avessero assegnato il compito preciso di contemplare l’universo da questo punto di vista e ad esso restituire consapevolezza credo che passerei tanto tempo in giro per gli incredibili anelli che circondano il mio pianeta. Come spesso suggerisce il mio Bambino Piccolo, potrei indossare un paio di pattini da ghiaccio e scivolare, con le mani dietro la schiena, su queste incredibili piste circolari. Ci sarebbe da saltare ogni tanto oltre qualche satellite, fare un po’ di gimkana fra i detriti, ma potrei così osservare il mio pianeta dall’alto, in tutta la sua “giallità” e sulla mia testa osservare la volta stellata.

Non sono un abitante di Marte. Non sono un abitante di Saturno. Sono un abitante della Terra e mi è stato assegnato il compito preciso di contemplare l’universo da questo punto di vista e ad esso restituire consapevolezza. E qui è tutto meraviglioso e vario. Condivido questa incredibile “navicella solare” con innumerevoli creature di una bellezza estasiante, alcune simili a me altre così diverse da pensare che possano essere venute da altri pianeti. Ci sono degli essere verdi che raccolgono per me e per gli altri miei compagni di viaggio tutta l’energia che la nostra stella quotidianamente ci dona. Un liquido fresco a trasparente, che sugli altri pianeti non esiste, qui impregna e attraversa tutto il mio pianeta, e attraversa me, e attraversa i miei sogni. In esso mi immergo e di esso il mio corpo gode, fuori e dentro, ed esso scorre ed è fiume, si ferma ed è mare, ed è lago, evapora ed è nuvola, si condensa ed è pioggia e neve che cadendo mi restituiscono il senso del tempo. E la terra è il luogo dei semi, l’aria quello degli uccelli. Chiudo gli occhi su stelle fulgide ogni notte del mio tempo planetario, li riapro ad ogni apparire della Stella d’Oro su una meraviglia tale da togliermi il respiro se non fosse che l’aria di questo mio pianeta è troppo fine e profumata per interromperlo anche solo per un attimo. Ad ogni giro del mio pianeta attorno alla Stella d’Oro allargo le braccia e ringrazio la divinità per avermi donato tanta bellezza. Allargo le braccia e grido all’Universo che mi ha generato: “io ti vedo, io ti sento, ti tocco, percepisco il tuo odore e il tuo gusto, tu esisti ed io ti contemplo!“.

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