C’è stato un tempo in cui andavo al liceo (cosa alla quale i miei figli non crederanno mai perché ciò presupporrebbe che ci è stato un tempo nel quale anch’io ero giovane).
In quel tempo ero già abbastanza scombinato nei pensieri e nelle azioni.
Non studiavo durante tutto il giorno. Mettevo però la sveglia ogni notte alle 2:55. Era una radio sveglia che si accendeva sempre a quell’ora e sempre sulla stessa frequenza. La frequenza era quella di una radio privata siciliana, che seguivo e che ancora adesso seguo, che trasmetteva soltanto musica italiana.
A quel tempo la tecnologia non forniva un gran supporto nel rendere vari i palinsesti delle radio e quindi sull’emittente in questione, la notte, andava sempre e per lunghissimi periodi invariata, la stessa registrazione con la stessa sequenza di brani.
Questo vuol dire che ogni mattina alle 2:55 la mia radio mi svegliava sempre con la stessa canzone. Era una canzone di Gianni Togni e si chiama “Semplice“.
Io quella canzone la ho adorata e di conseguenza ho adorato e adoro ancora adesso Gianni Togni.
Posso ricordare con estrema chiarezza le note del tormentone “Luna” sulla terrazza del mio palazzo durante un compleanno di cui non ricordo nulla se non questo, nel mio tempo di quindicenne.
E poi il tormento da me stesso creato ai danni di me stesso sentendo e risentendo “Ombre Cinesi“, in un tempo che spero non ritornerà più nella mia vita.
E nonostante tutto una strofa di questa canzone è rimasta per me una specie di slogan personale, una sintesi che più di molte altre mi definisce:
“Vivo da illuso
da quando sono in crisi un po
coi nervi tesi
faccio ombre cinesi
sulle pareti dei metrò
così da mesi
giro con gli occhi chiusi
confuso tra i confusi“.
Oggi nel giorno del suo sessantesimo compleanno voglio celebrare questo cantautore italiano così dimenticato e da molti addirittura sconosciuto e lo voglio fare con un’altra delle sue canzoni che per me hanno costituito una vera pietra miliare.
Che incredibile struggimento interiore si scatena nel risentire Gianni Togni dopo tanto tempo.
Tempo che si è legato alla vita ed alle canzoni sotto forma di gioventù che non torna. Grazie per aver risvegliato dal torpore questo bel ricordo di un poco più che ventenne.
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il tempo andato…è vero questo si accompagna alle sue canzoni…
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“…E guardo il mondo da un’oblò mi annoio un po’…” alcuni testi (non solo questo) ascoltati a suo tempo per centinaia di volte con ben altro spirito oggi assumono un significato ben diverso… bUona domenica Francesco 🙂
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Grazie Daniela…eppure per me il fascino resta inalterato…forse perché negli anni ho continuato ad ascoltarli…
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non intendevo dire che hanno perso il fascino,ma che oggi li interpretiamo con animo diverso a distanza di tempo. E a volte possono assumere intensità maggiore rispetto ai primi ascolti
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A me è sempre piaciuto. Tanto.
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meno male…non sono solo.
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