In questi giorni, anche attraverso questo blog, scopro con mia grande sorpresa che ci sono ancora tante persone che decidono di trascorre le proprie vacanze nella mia isola.

L’amore contraddittorio e sofferto che nutro nei confronti di questa terra l’ho espresso in maniera sintetica e spero anche chiara in un post di qualche tempo fa.

Parlando però con i “Forestieri” che decidono di mettere piede su questo trinagolo di roccia, mi rendo conto che ancora questa terra cose da dire ne ha, magari proprio attraverso i propri vizi, magari proprio provando ad analizzare i suoi elementi di debolezza, provando ad abitare i luoghi nei quali meno di tutti pensiamo di potere trovare risposte.

Per questa ragione ho deciso di recuperare un racconto già pubblicato agli albori di questo blog e con il quale nel 2004 ho partecipato ad un concorso letterario bandito dalle municipalità dei trasporti di varie città italiane dal titolo “Parole in Corsa“, vincendo la selezione siciliana con il racconto “Bussola Dietro”.

Bussola dietro

Sempre più spesso mi chiamano “Nessuno”, ma il mio vero nome è Ulisse, Ulisse Panepinto, navigatore “quasi solitario” per passione, di professione autoferrotramviere (si diceva così un tempo) in forza all’A.M.A.T. (Azienda Municipalizzata Attica di Trasporti) in questa piccola colonia greca. Da vent’anni attraverso senza mai fermarmi i mari agitati di questa città incapace oramai di trovare la strada di casa. I colleghi me lo dicevano all’inizio “non andare mai oltre le Colonne di Ercole, non andarci è pericoloso”, ma io al massimo sono andato oltre la via Colonna Rotta eppure mi sono perduto lo stesso. Penelope, mia adorata Penelope come farò senza di te, senza la tua Cuccia a Santa Lucia, senza la allinguata sarda ad ora tarda, senza le tue Quaglie negli intervalli del tuo tessere della tela le maglie (…è che mi ero lasciato prendere la mano dalla poesia…a noi navigatori solitari succede spesso), non ne posso più di mangiare al Mac Circe.

Chi scende adesso Argo a fare la pipì? Chi accompagna Telemaco a scuola? E la Signora Euriclea viene regolarmente per le pulizie? Non mi chiedere quando torno perché davvero non lo so (e come potresti chiedermelo d’altra parte visto che parlo da solo?). Continuo a sguazzare ogni giorno, ogni ora, in questo mare fatto da un milione di “io” immersi  in un oceano di “nessuno” e non so più dove mi trovo…non è certo più questa la nostra città di un tempo. Dovresti vederli, Penelope mia, quando la mattina risalgo il Corso Pisani, dovresti vederli tutti chiusi nelle loro scatolette, con una “funcia” lunga un metro che pare che li stanno portando al supplizio (a proposito…e Tantalo come sta?)…dov’è finita la nostra Pan-ormos, dove? Avremmo dovuto capirlo che qualcosa stava cambiando, mi dirai tu, già quando abolirono la linea 21/31 (vabbè, poi misero la 8/9… ma sapeva già di vacche magre) e poi sparì pure la 7,circolare destra e sinistra, della quale si diceva avesse la stessa frequenza delle olimpiadi, e per finire tolsero pure il mitico “6 bello” che, tranne per qualche confusione con un quasi omonimo marchio commerciale di quel tempo, era la gioia di noi panormitani. Avremmo forse dovuto fare come i nostri colleghi della megalopolis, la grande Troia (con rispetto parlando), che scioperano selvaggiamente e sanno imporre le proprie scelte? Adesso anche da noi gli autobus hanno questi grandi numeri, solo per fare scena, solo per far fare a Pan-ormus la figura di Troia (sempre con rispetto parlando), ma il 144 sempre 44 resta e tutti sanno bene che l’806 è sempre il “6 bello” per Mondello (…noi navigatori solitari non resistiamo proprio alla tentazione della  rima). L’altro giorno il Signor Polifemo, che se ne frega bellamente della scritta “non parlare al nocchiero” e passa gran parte della sua vita sul mio vascello, mi diceva che secondo lui non sono stato io l’unico a perdermi, anzi è quasi certo che tutti in questa città si siano perduti  ed è pronto a scommetterci un occhio della testa se non è vero. L’ho guardato come a dire “ma che fa…mi prende per il culo?”…poi d’improvviso sono arrivate le sirene ma non è stato necessario legarmi all’albero, è stato sufficiente mettersi un po’ di lato, sulla corsia d’emergenza.  Non so davvero cosa fare, abbiamo tutti smarrito la bussola e ci chiediamo se saremo capaci di ritrovarla e ritornare a casa…continuo a ripetermi “dove andiamo? Sempre a casa!” ma mia amata Itaca, non ti vedo mai spuntare all’orizzonte. Una signora l’altro giorno ha gridato all’improvviso “bussola dietro!” e per un attimo ho sperato, ho creduto che qualcuno l’avesse ritrovata…ma parlava d’altro. Eppure, a pensarci bene, da sempre noi navigatori solitari, noi nocchieri A.M.A.T. di bussole sui nostri vascelli ne abbiamo almeno tre. E se le usassimo, queste bussole, se provassimo noi (qualcuno dovrà pure provarci) ad orientarle nella direzione giusta per indicare la strada da troppi smarrita nella quotidiana tempesta? Potremmo aspettare in piedi accanto alla bussola dei nostri vascelli, alla fonda nei porti/capolinea, l’arrivo dei dispersi. Stringere loro la mano, dar loro il benvenuto, invitarli ad accomodarsi, offrigli magari un po’ della cuccia fatta dalle nostre Penelopi, così tanto per dar loro un po’ di ristoro e cercare insieme di tornare a casa. Forse questa infinita Odissea potrebbe finire a cominciare da noi, nocchieri dell’AMAT. Ora che l’oracolo di Delfi e Carmelo AMAT tacciono per sempre, privi adesso dei loro preziosi consigli, è tempo forse di risollevare le vele della gentilezza e di dire a tutti “buongiorno” e “grazie per essere venuti” e “benvenuti a bordo” e con una delle nostre bussole traguardare un porto più sereno attorno al quale ricostruire la nostra città. E allora:  “bussola dietro! Amici miei, bussola dietro!” e tu, mia adorata Penelope, cala la pasta, che sto arrivando“.

9 pensieri su “Ritorni 3.0

  1. Ma che bravo, un racconto molto bello, spassoso, intelligente…sto scoprendo tante qualità della tua terra e dei siciliani in particolare, grazie a svariati blog che casualmente mi trovo a seguire con gioia. Complimenti.
    Un caro saluto
    Carlo

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