Sono giorni in cui le strade del luogo dove vivo sono fiancheggiate da interminabili mucchi di spazzatura. Non è una novità. Mi verrebbe quasi da dire che ci siamo oramai abituati, se non fosse che io almeno non riesco mai ad abituarmi, un po’ come “Walter” nell’omonimo racconto di Michele Serra, non voglio ne posso accordare il mio consenso.
Resta però il fatto. Resta il comportamento suicida e colpevole della maggior parte delle persone che vivono su questa isola, restano bambini che non conoscendo l’alternativa sana e naturale a tutto ciò cominciano a sviluppare dentro di loro la convinzione che questa situazione, i rifiuti che riempiono le strade, sia il loro ambiente naturale.
“Dall’alto” ci dicono che siamo arrivati alla saturazione, che le discariche sono piene e che la colpa è nostra che non facciamo la raccolta differenziata. A prescindere da ciò che penso della raccolta differenziata (e che ho già espresso con chiarezza in questo post) io credo che questa sia l’ennesima mezza verità che nasconde al proprio interno la volontà di avviare una nuova stagione di appalti ed interessi che apra a “nuove ed infallibili tecnologie che risolveranno una volta e per tutte il problema dei rifiuti in Sicilia”.
Ma non è questo il punto, almeno non quello che “ispira” questo mio post di oggi. Da appassionato osservatore quale sono delle persone e al tempo stesso dei fenomeni collettivi, ho appuntato la mia attenzione sul comportamento della gente in risposta all’emergenza.
In questo senso il tratto di strada nazionale che percorro ogni mattina è paradigma e al tempo stesso catalogo.
Quello che si legge nello sfogliare le pagine di questo tristissimo catalogo non è nemmeno il “adda passà ‘a nuttata” dei cugini partenopei, che nella sua rassegnazione individua comunque un elemento di resistenza anche solo nel riconoscimento di un limite temporale oltre il quale in un modo o nell’altro arriva l’alba. Questa storia scritta a forza di sacchi della spazzatura racconta invece del sicilianissimo “è notte sempre“, una notte senza speranza e senza alba, una notte nella quale l’unica maniera per sopravvivere è quella di farci noi stessi esseri notturni, non più uomini e donne ma streghe, demoni, vampiri.
E la gente quindi cosa fa? Agisce appunto per similitudine. Metri e metri di rifiuti attorno ai quattro miseri e sgangherati cassonetti della spazzatura. E il resto dove? Ma naturalmente attorno ai rarissimi e perennemente pieni cassonetti per la raccolta differenziata, perché anche quelli spazzatura sono. Aspetta, ma all’angolo di quella strada anni fa non c’era un cassonetto? Bene allora riempiamo pure quell’angolo. Anche gli unici due disperati contenitori per la raccolta degli abiti usati e degli olii esausti sono diventati nuclei di aggregazione della spazzatura prodotta ogni giorno da questo popolo infelice. Il resto? Attorno al sacchetto lasciato in un luogo qualunque dal primo che si è preso la briga di farlo.
Dico subito, a chiunque volesse (anche solo per simpatia e compassione) notare in questo comportamento un qualche fossile o germoglio di senso civico, che si sbaglia. L’unica cosa che si può leggere in tutto ciò è la volontà di cercare in un altro luogo quanto più lontano possibile da “me” e dal “mio” ciò che maggiormente assomiglia a questa spazzatura. Nell’addebitare sempre ad “altri” e ad un “altrove” i nostri vizi, le nostre colpe, le nostre debolezze.
Se comportamento civico dovesse in questo momento raggiungere la coscienza di noi siciliani, se rinnovamento dello spirito, che parte sempre dal riconoscimento di ciò che veramente siamo e di ciò che è veramente a noi è simile, dovesse sfiorarci, dovremmo allora tenere dentro casa i nostri rifiuti, fare con essi i divani delle nostre case, imbandirci il nostro desco, imbottirci il talamo nuziale, riempirci le culle dei nostri bambini.
Perché non è ai cassonetti che assomiglia questa spazzatura, non è nei recipienti della raccolta differenziata o degli abiti usati che dobbiamo ricercare improbabili similitudini, ché questa immondizia assomiglia di più alle nostre case, ai figli che stiamo allevando ad abitare questo mondo, infine a noi stessi.
Ricordo quando ero bambina e c’era un signore, invalido di guerra zoppicante, che passava a raccogliere l’immondizia in paese, coadiuvato da un carretto e un asinello macilento. Era pagato dal Comune per questa bisogna. Poi si passò ai cassonetti, ora abbiamo cassonetti per la differenziata e operatori ecologici che passano a raccogliere lo sporco lasciato dai soliti mal-educati. Abbiamo anche un’isola ecologica appena fuori paese dove portiamo tutto ciò che è troppo ingombrante per i cassonetti o per la raccolta porta a porta (umido e plastica). Se succedesse di vedere i nostri marciapiedi ingombrati da così tanti sacchi di spazzatura, credo che la gente del nostro paesello farebbe una sommossa. Naturalmente paghiamo fior di tasse (TARI) per la raccolta dei rifiuti e la nostra differenziata è al 77%.
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ti ringrazio per la tua testimonianza che però induce in me solo ulteriore disperazione e sconforto.
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Difficile cambiare la mentalità e le abitudini radicate nelle persone. Anche qui da noi ci sono i furbetti che subiscono i controlli e vengono anche redarguiti da altri cittadini.
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purtroppo qui la situazione è molto più complessa…
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Sì, me ne sono accorta.
Non ho mai avuto il piacere di poter visitare la tua Isola, che credo sia magnifica da ciò che ho letto nei libri e visto nei documentari. Peccato venga deturpata così e capisco il tuo rammarico.
Speriamo che i tempi possano cambiare, presto magari.
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speriamo…io per quanto mi riguarda ci provo
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Ti auguro ogni bene.
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ti ringrazio di cuore…
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Sicuramente le emergenze servono a convincere dell’utilità dei rimedi di emergenza, derogando possibilmente a tutti i controlli. Che si accetti di vivere perennemente nell’emergenza però è un mistero veramente imperscrutabile.
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per chi d’altra parte percepisce queste come emergenze…
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Già… se però uno lo considera normale… allora va bene… però la meraviglia è sempre tanta, a vederlo da un pò di distanza. Siamo nel 2016… si può ritenere normale quello che succede? Sguazzarci, magari? Non dovrebbe, come può essere?
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eppure è…e solo rendersene conto da qualunque parte del mondo lo si osservi è importante…tentando capire..
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Che tristezza…Io sto perdendo ogni speranza…
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anche a me succede in questi giorni di ritrovarmene poca…
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Già…
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Sono per la raccolta differenziata, ma la domanda è: è veramente differenziata? Dico di no, noi la facciamo (almeno chi ha coscienza civile) ma arrivata dove deve non ci credo più. I costo dovrebbero abbassarsi e invece lievitano.
Soldi, soldi, soldi…ecco cosa fa la differenza nei nuovo cassonetti, porta a porta, mezzi elettrici…
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e intanto ci giochiamo il pianeta…per il resto l’unico che abbiamo.
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