Conosco l’esistenza di un varco. 

Di questo varco non conta conoscere il “dove”, ciò che importa è conoscere il “quando”.

Porre la questione infatti di dove esso si trovi è assolutamente insignificante. Il varco può aprirsi dovunque. La questione è piuttosto: quando.

Questo è il segreto che conosco e che condivido con alcune persone della mia famiglia. Sono certo che loro non si dispiaceranno se adesso lo svelo.

Questo varco si apre il 25 gennaio, ogni 25 gennaio dal 1975, ogni volta attorno alle 8 della sera.

Fino ad oggi solo due persone sono passate dall’altra parte.

Ma noi, noi che amiamo quelle due persone, adesso sappiamo che quel varco esiste.

Mi piace pensare che sia stata Lei a progettare tutto ciò. Ci ha sempre amato troppo per non esserne lei l’artefice. E ha progettato il varco come se fosse un assegno in bianco, un passaggio sulla fiducia: ce lo ha donato perché noi se ne possa fare dono a nostra volta alle persone che amiamo.

Ieri estraevo da una canzone di Claudio Baglioni una frase: 

…e ti sentivo dire
di chi c’è e chi non c’è più
e non poter capire
perché non è come un tram
su cui chi si vuol bene
sale e viaggia e scende giù
ma tutti quanti assieme per sempre e patapàn….

Forse Lei ci ha regalato proprio questo tram. Che ci costa crederci?

Allora a tutti voi che componete questa mia articolata famiglia (che siate sodali di sangue o “solo” d’amore poco importa) do un appuntamento.

Non sono in grado di stabilire l’anno, posso prevedere solo che per quasi tutti sarà diverso.

Sono certo d’altra parte che questo, superato il varco, divenga anch’esso un dato irrilevante.

Promettetemi però che farete in modo di trovarvi sulla soglia un 25 gennaio di questi verso le 8 della sera.

Dall’altra parte ci sono due persone che ci aspettano, che amiamo tanto, che ci hanno tanto amato o che ci avrebbero amato comunque se solo il tempo fosse stato più clemente.

C’è la casa sopra la collina, ed è intatta come nei primi giorni, con le mattonelle colorate tirate a lucido e i materassi appena ritirati dentro dopo una lunga giornata trascorsa sotto il sole di montagna.

C’è profumo di pizza istantanea e di buona carne di paese fritta nell’olio d’oliva.

Ci sono parole che non ci sentiamo dire da tanto tempo e altre che ci sono state raccontare.

E loro due, sulla terrazza e sotto la luna, che si tengono per mano.

21 pensieri su “Il varco

  1. Sembra un racconto che svela i sentimenti dei quali abbiamo urgenza e le riflessioni che veramente ci giovano..
    Invece redo nasconda uno spaccato ( bel congegnato e coinvolgente) del tuo reale..
    Lo intuisco…mi sbaglio?

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  2. Le mie non hanno parole,
    sono un suono ovattato,
    un urlo ingoiato,
    sono lacrime davanti le pubblicità.
    Le mie sono l’imbarazzo e il brivido alla parola “amore”,
    sono i morsi della mia fame,
    sono le autostrade in macchina sotto il sole rovente.
    Le mie sono rimaste imbrigliate in un infinito, finito su un braccio dalla parte del cuore.
    Le mie a volte penso che non ci siano,
    altre volte invece, come stasera, le racconta qualcun altro, e allora io le ascolto e le guardo e le tocco.
    Ma dura un attimo.

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