A questo punto sono abbastanza certa che la proposta di Francesco di scrivere la mia rubrica fosse una sorta di “parte” per tenermi tranquilla nella speranza che la mia pigrizia, atavica, mi facesse desistere. E così lui avrebbe potuto ottenere con uno sforzo piccolo, un coinvolgimento breve e poco dissacrante.

Ed invece… 

Questa settimana prendo spunto da un post di qualche giorno fa scritto da Francesco dal titolo “Dancing with the sun“. 

Francesco scrive di essere entrato in relazione profonda con il sole facendosi una doccia con l’acqua riscaldata dal pannello solare. E’ vero, a casa nostra l’acqua calda si produce con un sistema solare termico. Ma non solo, a casa nostra tutto ciò che si riscalda arriva da un sistema ecologico, un’integrazione tra caldaia a pellet e pannello che ci rende almeno sotto questo punto di vista autonomi e leggeri sul pianeta.
Bellissimo, virtuoso, fantastico e apprezzabile.
Quando gli operai che ci aiutarono nei lavori di ristrutturazione si trovarono davanti questi due Paladini della Terra cominciarono subito a cercare di dissuaderci, non ci riuscirono, ma davvero ci provarono fino all’ultimo secondo. L’ultimo tentativo fu: “se proprio questo impianto lo dovete fare, almeno vi mettiamo uno scaldabagno d’emergenza, per i giorni nuvolosi“. Noi risposimo anche a questo con un secco NO! O meglio Francesco disse “no” con convinzione, io invece a quella proposta devo ammettere che vacillai. Non lo diedi a vedere, ma poi quando se ne andarono provai: “Franci effettivamente potremmo metterlo, non lo usiamo regolarmente, ma se dovessimo averne bisogno almeno abbiamo un asso nella manica”.  Ribadì un no ancor più convinto.
Ora dico: i valori sono importanti, sono la base della nostra identità. Il Pianeta è nei guai e ognuno di noi può fare qualcosa anche di piccolo per salvarlo. Siamo esempio per i nostri bambini. 
Tutto si tiene.
Ma perchè, perchè spingersi tanto in là?!
Il risultato di questo integralismo è:
  • la famiglia Picciotto non può mai decidere di fare una doccia con pochi minuti di anticipo perché d’inverno quando non c’è il sole bisogna accendere la caldaia a pellet che impiega almeno mezzora per donarci acqua calda;
  • il pannello solare è distante dall’abitazione, perché ubicato sul tetto del capanno degli attrezzi, per cui prima che l’acqua calda arrivi, trascorre qualche istante in cui l’acqua fredda non sia mai che si spreca, con quell’acqua fredda ci si lava i denti, si pulisce il lavabo o addirittura si raccoglie nei contenitori per darla alle piante;
  • quando il sole non c’è ma fa caldo, dobbiamo accendere la caldaia anche con 30° e farci una doccia di sudore piuttosto che di acqua;
  • la mattina d’inverno capita che ci si è dimenticati di girare il rubinetto che devia l’acqua calda della caldaia a pellet, e arriva invece l’acqua dal pannello che è tutto fuorché calda quindi ci si lava con l’acqua gelata;
  • per riscaldare la casa non devi, come tutti i comuni mortali, girare l’interruttore, ma devi caricarti 15 kg di pellet più o meno una volta al giorno, pulire il fornello per evitare che la casa venga invasa da una densa coltre di fumo, e questo produce ogni giorno una piccola quantità di cenere sul pavimento che i bambini e il padre spargono sapientemente per l’abitazione.
Noi siamo una famiglia a basso impatto ambientale, e abbiamo una mamma sempre più convinta che non siamo fatti per la vita facile, che ogni tanto grida e si dispera, che in certo momenti desidera ardentemente vivere in un palazzo al 15° piano dove non ci sono terra, foglie, pollini, cacca di galline sotto alle scarpe. 
Insomma non è tutto oro quello che luce, è tutto faticosissimo!
Certo mio marito può aver detto con orgoglio a Felice, l’idraulico scettico, che ancora, dopo quasi otto anni non abbiamo ceduto alla tentazione di mettere lo scaldabagno!
Io guardo Felice da dietro Francesco e lo imploro di provare a convincerlo ancora. Poi ci penso e dico: questo uomo me lo sono sposato anche per questo.
Vada a quel paese lo scaldabagno, facciamoci docce di sole e poi quando alla fine dei nostri giorni ci verrà l’alzheimer, smonteremo il pannello, la caldaia a pellet e chiameremo Felice dicendogli “senti caro, noi la doccia ce la facciamo fredda!

47 pensieri su “Demolition 2.0

    1. Questo blog ha un plus valore con te, Veronica..
      Domani mi allontano e non so quando tornerò in possesso di un collegamento, ma quando rientro sarà il primo blog che visito ( sperando di leggerti ancora)

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          1. ahahahah, ma dai perché, anzi dovresti essere contento perché tanto i difetti li abbiamo tutti e quindi se Veronica sopporta i tuoi vuol dire che i pregi sono di più e ne vale la pena! 😉

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          1. facciamo così…levo la mia foto…al posto del mio “chi sono” metto quello di Veronica…e non mi leggerete più per il resto della vostra vita…due tipi di persone non sopporto: le follower infedeli e i permalosi!!!

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            1. Ecco un buon motivo per tacere..si sa quanto sanno essere despoti i mariti 😉
              Francesco, a me il post di tua moglie è piaciuto moooooooolto.
              Ma pure i tuoi eh, lo scrivo per par condicio 😀

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  1. beh, cara mia, si sa che gli uomini sono poco pratici, mio padre ha costruito in campagna una casa con 4 camere da letto, cucina megagalattica, salone ampissimo, studio, tre bagni e … neanche un camerino o ripostiglio o bugigattolo, nulla.

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              1. “Ai posteri..” 😀
                Francè, io e mio marito siamo in dialettica da 41 anni ( diciamo pure che battibecchiamo), sono una veterana ..è salutare anche la polemica, secondo l’etimo antico, chiaramente non quella squallida in Parlamento.
                Credo che tutte noi vorremo leggere quanto più spesso sia possibile Veronica..

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  2. Si è attivato lo spirito femminile positivo… mi diverte un sacco!!!! Finché in questo blog si attivano reazioni positive vuol dire che in ogni caso è una finestra felice. A volte impegnata, a volte spensierata ma di certo luogo di condivisione. Ci si rivede fra pochi giorni con Demolition 3.0

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