Mentre fuori imperversa una di queste bufere alle quali il nuovo clima  del mediterraneo ci sta abituando (e a cosa non ci abituiamo?!?) da qualche anno a questa parte, io mi accingo a celebrare a modo mio la “Giornata mondiale della Meteorologia” che ricorre proprio oggi.

Celebrare ci serve a non dimenticare. Celebrare ci serve a tenere viva la memoria di fatti che altrimenti cadrebbero nel dimenticatoio, che altrimenti finirebbero per essere considerati insignificanti.

Io oggi voglio ricordare che il 2015 appena trascorso è stato l’anno più caldo dal 1880, anno al quale risalgono le prima misurazione ufficiali e attendibili.

Voglio ricordare i record di temperatura, le ondate di calore, le precipitazioni eccezionali registrati nel 2015.

Voglio ricordare tutti i ghiacciai che stanno scomparendo sulle nostre Alpi e sulle montagne di tutto il mondo. 

Voglio ricordare il grado centigrado in più rispetto all’inizio del XX secolo nelle temperature medie registrate, che ci avvicina di un terzo a quella che consideriamo la soglia di non ritorno, ovverosia l’aumento di tre gradi centigradi.

Voglio ricordare che l’estensione del ghiaccio marino artico calcolata nel 2015 è la più ridotta da quando l’uomo ne conserva memoria.

Voglio ricordare tutto ciò come se si trattasse di persone scomparse perché questi fatti non si trasformino, appunto, domani in “persone scomparse” e perché domani, a scomparire, siano solo le nostre cattive abitudini che tutto ciò stanno producendo.

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