Visto Zootropolis (uno dei benefici dell’avere figli piccoli in età avanzata).
Di seguito il “rating” familiare:
Madre e padre: divertimento ed entusiasmo. Alcuni passaggi con risate a crepapelle e vicini di poltrona che guardano con atteggiamento sospettoso i due “imbecilloni adulti” che si scialano.
Figlio grande (anni nove): cauto apprezzamento e momenti di preoccupazione all’arrivo de “i selvaggi” circa la sua tenuta onirica nei giorni successivi (ma come si fa ad avere paura di un cartone?! Il grande è un gran fifone);
Figlio piccolo (anni 3,5): non gli è piaciuto. Le sue ragioni restano per noi sempre misteriose ma potrebbero anche avere a che fare con qualche problema con il pop corn.
Il cartone di suo continua sulla scia della migliore tradizione Disney che utilizza il principio secondo il quale , da Esopo in poi, “se vogliamo conoscere gli uomini faremmo bene ad osservare gli animali” (cosa che anche Konrad Lorenz aveva capito benissimo).
Nel caso di questo film si tratta di un vero e proprio compendio degli umani vizi traslato sul mondo animale. Una specie di gigantesca metafora di tutti gli animali a confronto con tutti i tipi umani.
Abbiamo quindi la brava ragazza di campagna, dai sani valori un po’ provinciali, che decide di cogliere la sua opportunità entrando in polizia (ci sono dentro anche tutta una serie di clichè cinematografici): la coniglia.
Il ragazzo un po’ sbandato, frutto e vittima del disagio sociale delle periferie urbane che a causa del suo vissuto decide di “essere ciò che gli altri lo costringono ad essere“: la volpe.
Fino a “caratteri” veramente esilaranti quale quello del funzionario della pubblica amministrazione (in questo caso della motorizzazione civile…tutto il mondo è paese) rappresentato naturalmente da un bradipo. Assolutamente fantastiche le scene contrapposte di lui in ufficio che dice una parola e fa un gesto ogni mezzo minuto (per la disperazione della coniglia) ma che poi risulta essere il pirata della strada che terrorizza la città di Zootropolis attraversandola da una parte all’altra con la sua auto sportiva lanciata a 200 miglia all’ora (ma può essere mai che ancora questi nel 2016 non utilizzano i chilometri come i cristiani?!?).
C’è anche la più buffa parodia del Padrino di tutti i tempi (che ci deve fare Crozza!): una Crocidura (si chiamano così questi topini dal muso allungato) circondato da un gruppo di sgherri con le sembianze di orsi polari ai quali il boss/topo chiede continuamente (loro vivono nella zona ghiacciata di Zootropolis) di “freddare” i suoi nemici ( che immagino in inglese rendano con “to cool” e che corrisponde benissimo ai parametri della mia personalissima “termodinamica antropologica”…ognuno avrà bene il diritto di inventarsi la scienza che vuole!!!).
Poi c’è veramente dentro di tutto: da una critica a come consumiamo (i lemmings) e al mercato che ne approfitta (la volpe e il fennec) fino al tentativo di sdoganare la mafia come sistema di valori in un tempo in cui i valori mancano del tutto (anche questo clichè cinematografico e televisivo che però io non gradisco per nulla)
Contrariamente a quanto mi aspettavo il film non è l’ennesima fiaba in salsa ambientalista. Si pone piuttosto l’obiettivo di trattare l’argomento della diversità e dell’integrazione e devo dire che lo fa in una maniera davvero interessante e per me innovativa. Mette subito al bando suggestioni del tipo: la diversità produce ricchezza, diversi è bello, è dalla diversità che trarremo energie per il futuro, e ripiega, servendosi della metafora animale e in maniera decisamente più pragmatica, su un terreno contemporaneamente più solido e più accidentato.
I carnivori sono pochi ma sono forti della loro aggressività. Fra di loro ci sono pure dei bravi animali ma, per quanto gli vada data una possibilità, questi l’istinto del carnivoro ce lo avranno sempre.
Gli erbivori sono molti di più. Strutturalmente miti al punto di risultare “colpevoli di mitezza” proprio perché si tratta di un indole non scelta ma imposta per natura. Fra di loro ci sono pure gli “erbivori fetenti”, stiamocci attenti perché quando i miti si arrabbiano sono guai.
La soluzione proposta dal film per sanare il conflitto non è “mettiamo a sistema la diversità e trasformiamola in risorsa”, quanto piuttosto “facciamocci piacere la situazione e rassegnamocci una volta e per tutte a non essere angeli ma nemmeno animali”. In altre parole: i tempi delle caverne sono finiti ma gli istinti ci sono e resteranno sempre e allora proviamo a tenerli a bada e tuttalpiù a convogliarli socialmente in quelle situazioni che riescono a mitigarli (soluzione della quale forse il mega concerto finale risulta essere una metafora).
Al solito mi rendo conto che probabilmente le mie meta interpretazioni non hanno un riscontro in ciò che volevano dire gli autori e consapevole di ciò ci aggiungo un altro elemento che mi è sembrato interessante (questa volta si di taglio ecologico).
Sul pianeta le cose funzionano in un certo modo. I concetti ecologici fondamentali sono quei 4/5. Non si scappa. Poi noi abbiamo il vizio di dargli dei nomi noiosissimi e proporli a scuola come fossero cose troppo complicate per risultare eccitanti. Ma quelli sono e rappresentano veramente il manuale di base per imparare a “guidare” questo nostro pianeta. Uno di questi riguarda l’energia che dalla nostra stella arriva quotidianamente sul nostro pianeta, viene immagazzinata grazie ad un processo che abbiamo avuto la lungimiranza di chiamare “fotosintesi clorofilliana” (e che palle!!!) e grazie a ciò entra all’interno di un altro processo lineare che abbiamo chiamato con altrettanta lungimiranza “catena alimentare” (e che ripalle!!!).
Le piante sono le prime ad approfittare dell’energia che arriva (e se per rendere un po’ più interessante la cosa li chiamassimo “Sgranocchiatori di sole”?). Un po’ la consumano per le loro necessità e un po’ l’immagazzinano. Tanta energia, tante piante.
Arrivano gli erbivori (Sgranocchiatori di piante”?) che si mangiano le piante. Anche loro consumano un po’ di queste energia per fatti propri e quella che resta (sempre meno) la immagazzinano. Meno energia, meno erbivori.
Infine arrivano i carnivori (Sgranocchiatori di animali). A quel punto l’energia rimasta in fondo alla “Linea di sgranocchiamento” è proprio poca e quindi pochi sono i carnivori.
Questa storia la pecorella cattiva di Zootropolis dimostra di conoscela bene quando dice alla protagonista coniglia: “guarda che loro (i carnivori) sono solo il 10%, il 90% siamo noi e se ci arrabbiamo bene bene e ci organizziamo vedremo chi prende il potere in questa città“.
Devo dire che a questo punto del film mi sarebbe piaciuto se avessero svolto un altro tema (ma magari sarà l’ispirazione per Zootropolis 2): l’anomalia degli onnivori.
Fino a quando infatti si parla di piante, erbivori e carnivori (puri) il sistema si regge alla perfezione. Ogni settore della catena è strettamente interdipendente dagli altri e la termodinamica fa il suo lavoro mantenendo ognuno al proprio posto in buona armonia. Il problema si presenta nel momento in cui subentra l’anomalia onnivora: esseri capaci di recuperare energia a tutti i livelli della catena. Se poi uno di questi per ragioni misteriose sviluppa anche un gran bel cervellone allora l’anomalia rischia di diventare “il padrone del pianeta” con tutto ciò che ne deriva in termini di effetti collaterali. E siccome mi piace pensare che “siamo ciò che mangiamo” (e su questo sono certo che avrò la totale approvazione da parte di mia moglie) voglio anche credere che la nostra indole, la nostra maniera di essere sia il frutto di questo continuo andirivieni su è giù per la catena alimentare che ha finito per darci la composta ieraticità delle piante (per la verità quello della fotosintesi è l’unico livello energetico al quale non riusciamo biologicamente ad accedere anche se con la tecnologia fotovoltaica ci stiamo arrivando), la bovina mitezza degli erbivori, l’aggressiva impulsività dei carnivori.
Se questi siamo, allora con forza dobbiamo porci la questione di quale è la parte di noi che deve prevalere, se vogliamo essere i custodi di questo pianeta o piuttosto coloro che avranno la responsabilità della sua distruzione.
Forse alla fine i vegetariani hanno ragione.
Mi hai fatto venire voglia di verderlo! Mio figlio (13 anni) c’è andato col papà, io non ne avevo voglia ma a lui è piaciuto tanto ne vorrebbe rivederlo. chissà… freddare dovrebbe essere “freeze” 🙂
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Anch’io all’inizio avevo pensato a to freeze…ma poi to cool mi è sembrato più adatto…appena arriva il dvd vediamo che hanno usato veramente…comunque vale la pena vederlo.
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Ero sicura che avresti scritto un post così lungo pieno di cose che sapevo avresti scritto…a parte la Crocidura che per me era un Toporagno e lo andavo dicendo a destra e manca (stessa famiglia immagino…), mi piace davvero tanto quando parli di “cose nostre” (senza cliche cinematografici stavolta!). Quest’anno che Dani fa 7 anni volevo provare proprio con la Linea di Sgranocchiamento in un posto selvaggio…vedremo! Infine, anche se con qualche mancanza (ma solo da parte mia e non vostra!), non ho dubbi sul finale: Custodi del Pianeta! A questo punto aspetto con impazienza “Contemplazione 4.0” sugli sgranocchiatori di sole!
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Uno dagli amici proprio quello si aspetta: ispirazione. Considera contemplazione 4.0 in dirittura d’arrivo…
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mi raccomando, solo verdure. Sono piu’ buone della carne.
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Io li ho anche fatti 10 anni di vegetarianesimo…ma ero un pessimo vegetariano single e mangiavo veramente male…mi sa che ci riproverò appena i bambini saranno un po’ cresciuti…
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no, non sono vegetariana, soltanto non mi piace la carne. Adoro la pasta e gli ortaggi moltissimo e apprezzo molto anche il pesce da buona siciliana.
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Da vegetariana, concordo!!
Il film sembra interessante! 🙂
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Ci penso spesso a tornare ad essere vegetariano…credo che sia uno dei passi fondamentali dell’evoluzione dell’uomo in quanto essere senziente…ma nella mia prima esperienza decennale sono stato un pessimo vegetariano e adesso con i bimbi piccoli non è facile…vedremo…
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Dagli sbagli si impara, no? Vorrà dire che sarai un ottimo vegetariano!
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Si, magari fra un po’ di tempo ci saranno le condizioni…
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Ottima recensione per un ottimo film! A me è piaciuto molto e l’ho trovato meno “scontato” nei temi di quanto si potesse immaginare
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Si, penso anch’io che il film e i temi che tratta non sono per nulla scontati. Grazie per il commento.
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