Alla fine degli anni ’90 con la mia Associazione Giona per la Terra (un po’ malandata ma ancora viva) ci lanciammo in un’impresa ambiziosissima (date le condizioni “ambientali”): creare un centro di Educazione ambientale nella Riserva Naturale dello Zingaro utilizzando il metodo dell’Educazione alla Terra.

Molte persone ci aiutarono allora, molte altre si prodigarono affinché l’iniziativa non vedesse mai la luce o naufragasse miseramente. Il Centro nacque, lo gestimmo in collaborazione con gli operatori della riserva per qualche anno e poi passammo alla nostra seconda avventura (quel Centro Pacha Mama a Polizzi Generosa per il quale elaboriamo ancora il lutto).

Uno dei primi eventi che proponemmo allo Zingaro fu un laboratorio di “acquerello naturalistico” al quale io per primo partecipai. Mi si aprì un nuovo orizzonte. Le mie ultime esperienze “pittoriche” risalivano ai tempi delle scuole medie inferiori. Immerso nella natura meravigliosa di quel tratto di costa, con lo sguardo che si apriva ogni volta che desideravo sul mare del golfo che si offriva a noi dalle porte sempre aperte del centro visitatori, con le cure attente e vigili della nostra insegnante, capii che questa storia dell’acquerello mi piaceva tanto e poteva diventare un pezzo di me.

E’ stata una delle mie passioni. Ma fra le mie passioni davvero una delle più bistrattate e meno praticate. Qualche giglio rampicante in Tanzania, qualche tentativo di Moleskine alla Bruce Chatwin (durato un paio di fogli), qualche abbozzo di panorami panteschi.

Poi anche quella passione è entrata “nella notte riproduttiva”, notte fantastica ma “esclusiva ed esigente”.

Ieri ho recuperato quello che restava dei miei attrezzi. Tolto lo strato di polvere, rubacchiato qui e li ai miei bambini quello che mi mancava (devo a Zaccheo un bellissimo temperamatite/gomma con i Puffi), mi sono messo a lavoro (non prima però di essere andato in giardino a recuperare un modello all’altezza della mia arte).

Quello che vedete in apertura di questo post è il risultato. Scadentissimo. Ma tanta, tanta soddisfazione.

 

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